Mieli si indigna ed ironizza

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Tutti gli altri simil-giornalisti ed il fumetto unico nelle migliori edicole, cerca di sminuire le affermazioni di Bettini e del Manifesto di Agorà, sulla (non)presunta cospirazione ai danni di Conte. Però già il movente della (non)presunta cospirazione è più che credibile: l’impossibilità da parte di alcuni centri di potere (inclusi quelli extra-territoriali) di comprare, ovvero indurre al rispetto ed al privilegio dei loro interessi, l’ex Presidente del Consiglio.
Ora, in presenza di movente, è normale che il sospetto possa esistere, è più che giustificato e giustificabile. Si aprono indagini per molto meno. Però, ciò che rende ancora più giustificato il sospetto che Bettini ci abbia azzeccato, sono proprio gli atteggiamenti, passati e presenti, dei simil-giornalisti che oggi s’indignano ed ironizzano e le linee editoriali dei fumetti nelle migliori edicole che, guarda caso, a quei gruppi industrial-finanziari appartengono (mai il concetto di appartenenza fu più adeguato; soprattutto quando è riferito ai giornalisti).
Un coro unanime avverso a qualunque cosa facesse il povero Conte, incluse visita a casa della sua compagna e pochette con forme geometriche non gradite. Lo stesso coro unanime che vede, oggi, come segno tangibile del gradimento di Dio, perfino l’apertura delle imposte della (ormai leggendaria) casa di Città della Pieve. E se lo fa Lui, il Divino, con la mano destra, sarà il segno inequivocabile che il Creatore ha capito e che sta per mandare uno stuolo di angeli a lavorare per la riscossa del nostro Paese. Che Renzi e Mattarella siano lodati.
E si, erano tutti d’accordo con Renzi, quei cacofonici tromboni dei giornalisti italiani. Meno male che Renzi avesse fatto emergere l’incompetenza di quel governo “non adeguato a gestire la fase della ricostruzione del Paese” (cito a memoria). Ed i temi su cui tutta la stampa era concorde? Ad elencarli oggi, incutono all’ilarità: Mes, il ritardo sul Recovery Plan, la campagna vaccinale. Oggi, con una clamorosa inversione ad “u”, per gli stessi tromboni, il Mes non serve più e chi lo nomina peste lo colga. Il Recovery Plan, che a gennaio era “in ritardo, non chiaro, la stesura non accompagnata dalle necessarie comunicazione ed informazione” oggi, ribadendo la relatività del tempo nell’universo, che mancano due settimane alla scadenza della presentazione, non è in ritardo, anzi. La chiarezza prima auspicata non è più necessaria. In quanto a comunicazione ed informazione, se ne conosce molto meno di quanto se ne conoscesse con Conte, anzi si conosce nulla, però va benissimo così, per i “laudatores” non ci sono problemi. Sulla campagna vaccinale poi, meglio non parlare.
Non è Bettini che deve spiegare su cosa si fondino le sue affermazioni o sospetti, è Mieli ed i suoi colleghi tromboni che devono spiegare perché le stesse cose non fossero accettabili con Conte e lo sono con Draghi. Devono spiegare perché Conte non andasse bene e Draghi, con una compagine governativa che sfiora il ridicolo, va benissimo. Devono spiegare il perché di una campagna mediatica contro un governo, che non ha precedenti.
Giancarlo Selmi