Migliore: “I grillini sono vittime del loro giustizialismo”

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«Quella di domenica è stata una brutta pagina per il nostro paese». Gennaro Migliore, ex sottosegretario alla Giustizia e deputato di “Italia Viva” non ci sta. La polemica tra il pm Antonino Di Matteo e il ministro Alfonso Bonafede rischia di lasciare il segno. Nei giorni scorsi, in tv a “Non è l’arena”, il magistrato della trattativa Stato-Mafia ha affermato di essere stato “scartato” come possibile candidato alla guida del Dap perché il suo nome avrebbe “scontentato” i boss mafiosi. Accuse rispedite al mittente da Bonafede che ha ammesso di aver proposto l’incarico a Di Matteo ma di aver poi incassato il rifiuto del magistrato.

Una polemica che al di là delle opinioni di parte rischia però di indebolire la fiducia dei cittadini nella giustizia in uno dei momenti più delicati della storia italiana. Le mafie sono in agguato. E nei vicoli della miseria i boss stanno già coltivando il seme della sfiducia nei confronti delle istituzioni. Una sfiducia già in parte innescata dalla raffica di scarcerazioni eccellenti che in questi mesi hanno aperto le porte dei penitenziari italiana a centinaia. di mafiosi.

In tutto sono 376 i trafficanti. di droga e gli affiliati di rango che hanno beneficiato dello “svuota carceri” anti-contagio. E tra loro ci sono anche alcuni elementi di punta dei clan Gionta di Torre Annunziata, Ascione e Birra di Ercolano. Scarcerazioni eccellenti, scontri in tv tra ministri e magistrati, riforme che scontentano tutti.

Onorevole siamo davvero al punto più basso della giustizia in Italia?
«Questo non glielo so dire. Ma di sicuro tutto è un effetto del clima determinato, in questi anni, dal comportamento del Movimento 5 Stelle».

A cosa si riferisce?
«Ai processi mediatici usati per la lotta politica. Ai rapporti con la magistratura. Ricordo un Bonafede scatenato, qualche tempo fa, contro la ministra Cancelleri per cose assai meno rilevanti».

Mi sta dicendo che “Italia Viva” appoggerà un’eventuale mozione di sfiducia contro il ministro?
«Ho letto le parole di Spataro che ha condannato l’atteggiamento di Di Matteo sulla questione del Dap e le condivido. Non credo che l’eventuale sfiducia per un ministro possa essere costruita attorno a queste cose. Diciamo che Bonafede è un ministro che non brilla e che più volte ho avuto modo di criticare. Ma oggi sta pagando semplicemente lo scotto della sua stessa ideologia».

Mi pare che non ha molta stima del ministro della Giustizia.
«Diciamo che il premier Giuseppe Conte, che lo ha riconfermato in entrambe le sue esperienze alla guida del Paese, qualche riflessione dovrebbe farla. Non lo dico io, ma parlano i fatti. Non c’è una sola misura adottata da Bonafede nel corso di questi ultimi anni che non sia stata contestata. Non mi ha mai entusiasmato e spesso ho ritenuto il suo operato non all’altezza della situazione. Ma non è certo Di Matteo che mi fa venire in mente queste considerazioni».

Renzi, nonostante siate alla maggioranza, ha annunciato che chiedere chiarimenti in Parlamento. Lei è d’accordo con la linea del vostro leader?
«Certo. Ci dovranno spiegare anche perché un magistrato del calibro di Di Matteo si sia tenuto questo dubbio per così tanto tempo».

Intanto però in questo caos chi rischia di avvantaggiarsi sono le mafie. Soprattutto in provincia di Napoli, dove la criminalità sguazza tra miserie, disoccupazione e diseguaglianze.
«Al di là del giudizio politico non penso assolutamente che Bonafede abbia intenzione di mollare la presa sulle mafie. Di questo sono sicuro. Anche in questi giorni lo Stato sta sferrando attacchi importanti alle organizzazioni mafiose».

Intanto però tra scarcerazioni e crisi economica i clan possono inquinare in maniera irreparabile l’economia pulita. Ha letto l’allarme lanciato dal Viminale e ciò che hanno detto diversi magistrati Antimafia in questi giorni?
«Il problema che segnala il Viminale è diverso e riguarda gli effetti della crisi economica. Dall’usura al rischio che la criminalità organizzata immetta capitali e liquidità per rilevare le imprese in crisi. Se non si affrontano questi temi con attenzione c’è il rischio di indebolire il tessuto economico rispetto al potere d’infiltrazione delle mafie».

Quali contromisure deve mettere in campo il Governo?
«Bisogna far funzionare bene il paese, rendendo meno tortuoso e più semplice l’accesso al credito e le agevolazioni per i tanti cittadini per bene che non possono attendere mesi per avere un fido o un finanziamento».