Migliore: “Napoli, basta tirare a campare. Il dissesto è l’unica strada”

0
82
migliore

«Dopo nove anni di bandana abbiamo bisogno di dieci anni di prospettiva e serietà per chi si candiderà a diventare sindaco di Napoli». Per Gennaro Migliore, deputato eletto nelle fila del Pd, prima di seguire Renzi in Italia Viva, non c’è una via alternativa alla dichiarazione di dissesto economico per il Comune di Napoli.

I suoi ex colleghi di partito del Pd, tranne poche eccezioni, spingono per portare il Comune al dissesto, lei è d’accordo?
«Il punto è se possiamo continuare a raccontarci delle storie come ha fatto de Magistris e quindi tirare a campare, oppure se vogliamo prendere il problema di petto, affrontarlo e dunque far ripartire la città. Dopo nove anni dove il tirare a campare è stata considerata una virtù, bisogna guardare in faccia la realtà e capire che stiamo tirando le cuoia come città. Se scattiamo un’istantanea di dieci anni fa e guardiamo Napoli, Torino, Milano (Roma è un caso a parte), vedo delle città che sono decollate, in particolare Milano. Eppure Pisapia e de Magistris sono stati figli della stessa onda arancione e dell’entusiasmo che li ha portati a governare le rispettive città, solo che una è stata rilanciata e un’altra è rimasta al palo».

Come considera la gestione dell’attuale sindaco?
«Una gestione, quella di de Magistris, che ha avuto tre grandi limiti. La proclamata autosufficienza della città di Napoli, che considero una boutade che hanno compreso anche i napoletani; la mancata collaborazione istituzionale con la Regione e con il Governo nazionale, senza la quale non si va da nessuna parte. Prima si è fatta la guerra a Renzi, perché si doveva “derenzizzare” la città, poi a De Luca. Come leggevo nell’intervista sul Mattino a Toni Nocchetti, ad un disabile, come a qualsiasi altro cittadino, interessano i servizi, i bus, l’assistenza domiciliare, non chi è più forte nella guerra di potere tra istituzioni. E poi la ciliegina sulla torta è la delibera del debito ingiusto. Una delle più grandi ignominie amministrative mai viste».

Sul Mattino di ieri l’eurodeputato Cozzolino ha proposto una doppia contabilità che punti ad un rilancio grazie ai fondi europei, è una strada percorribile?
«In verità quando un ente va in default è ciò che prevede già la legge. Un Comune riparte dai debiti con la gestione commissariale e ovviamente con alcune limitazioni, il dissesto prevede esattamente questo, ovvero una doppia contabilità. Per quanto riguarda i fondi europei si comincino a spendere quelli che ci sono e si chiarisca perché molti si sono persi. Piuttosto interverrei con una legge che tuteli e garantisca gli investimenti attraverso fondi statali. In sostanza non bisogna abbassare gli investimenti in città, aiutando anche i privati, che sono sempre visti come il male assoluto. Invece a Milano i cittadini sono contenti di vedere il restyling del quartiere Isola o di poter toccare con mano i benefici dell’Expo. La preoccupazione è soprattutto per i settori delle imprese, eliminando una volta per tutte la presunzione ideologica che non si possono fare partnership con i privati, come ha deciso di fare il Comune di Napoli in questi anni. E ancora non perdiamo di vista l’area est e Bagnoli, la Apple Academy, ci vogliono tante risorse e su questo ci vuole la garanzia dello Stato. Il punto centrale è che bisognerà fare in modo, che se dovesse rivincere e me lo auguro il presidente De Luca, che il prossimo sindaco vada a braccetto con lui. La città ha bisogno di accordi di ambito, tra Regione, Città metropolitana e Comune. Penso ai servizi essenziali: un’unica azienda di trasporto pubblico tra provincia e città di Napoli, chiedere per questo finanziamenti europei che potrebbero arrivare dal Recovery plan, ma anche poter comprare nuovi treni per la metropolitana, che ha tempi di percorrenza oggi di 20 minuti».

Il debito del Comune in questi anni è passato da 850 milioni a 2,7 miliardi anche per colpa dei tagli che avete portato come Governo e delle nuove regole di contabilità armonizzata, non trova?
«La responsabilità è tutta politica ed è dell’amministrazione comunale. Si sono fatti trucchi contabili e poi per mesi o anni non sono stati pagati i fornitori. Io voglio stare al fianco di un ragazzo disabile, di chi vuole un sistema di trasporto per i ragazzi, di chi vuole incrementare i servizi formativi dell’infanzia. Bisogna saper però spendere i fondi che arrivano, non camuffare con i bilanci».

Il fatto di aver cambiato dal 2013 ad oggi diverse volte le leggi sulla contabilità non ha aiutato.
«Le regole di bilancio servono per dare la misura esatta del malgoverno di chi ha gestito un ente locale. Come prendersela con l’arbitro, fa sempre comodo. Piuttosto mi interrogherei sul perché non sono state spese le risorse che venivano dal piano per Napoli del governo Renzi, o di come mai non si è attivata una partnership con i privati».