Migranti, le fiabe di Natale

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Il Viminale cerca di attribuirsi il merito di aver fermato gli sbarchi. Papa Francesco difende ancora l’accoglienza indiscriminata. Anche a costo di togliere spazio e attenzione alla tragedia dei cristiani perseguitati.

Nel giorno di Natale la politica dà i numeri. Papa Francesco invece si da alla politica. Se da una parte il Viminale, affidato al ministro Luciana Lamorgese, sceglie di divulgare un dato sostanzialmente ingannevole sugli sbarchi in Italia dall’altra il Pontefice torna a prender posizione sui migranti con un messaggio che sembra fatto apposta per delegittimare Matteo Salvini e tutto quel centro destra contrario all’accoglienza indiscriminata. Ma partiamo dalla politica.

Trasformando la matematica in un’opinione il Viminale s’è praticamente attribuito il merito di aver più che dimezzato il numero degli sbarchi rispetto al 2018. Un dato autentico in termini puramente numerici visto che gli sbarchi al 24 dicembre di quest’anno sono stati 11.439 contro i 23.370 del 2018, ma totalmente falso dal punto di vista politico. Ben 6.304 migranti, ovvero la maggior parte (55%) di quelli arrivati nel 2019, sono infatti approdati nel nostro paese tra l’1 settembre e oggi – ovvero nel periodo in cui la gestione dei flussi migratori è passata al ministro Lamorgese e al governo giallo rosso.                     La bufala del Viminale è ancor più plateale se si considera che nell’ultimo quadrimestre del 2018, quindi solo tre mesi dopo l’arrivo di Salvini al Viminale, gli sbarchi furono appena 3.293 quindi appena il 16,7% del totale registrato quell’anno e quasi la metà di quelli registrati quest’anno. Ma se la comunicazione del Viminale appare sviante quella del Vaticano non è certo limpidissima.

La stonatura più rilevante affiora dal messaggio natalizio di Papa Francesco. Un messaggio che parte citando le vittime in Medio Oriente, America Latina e Congo, Burkina Faso, Mali, Niger e Nigeria, i cristiani perseguitati e i sacerdoti rapiti, ma alla fine si concentra ancora una volta sulla questione migranti condannando chi chiude i porti e costruisce muri per impedire il loro arrivo.

“È l’ingiustizia – sostiene il Papa – che li obbliga ad attraversare deserti e mari, trasformati in cimiteri. È l’ingiustizia che li costringe a subire abusi indicibili, schiavitù di ogni tipo e torture in campi di detenzione disumani”.

Inevitabile concordare quando il Papa definisce ingiusto, crudele e disumano chiunque torturi o detenga illegalmente quei disgraziati. Più difficile, invece, dar retta ad un Papa pronto a sostenere che dietro l’esodo migratorio vi siano soltanto le ingiustizie causate da guerre, dittature e carestie.

Anche perché l’80 per cento dei migranti in arrivo in Italia è irregolare e quindi non in linea con le procedure d’asilo che la Convenzione di Ginevra riserva solo a chi fugge fame, conflitti e persecuzioni. Un dato che evidenzia come l’esodo verso l’Europa sia dettato soprattutto dalla ricerca di condizioni economiche migliori. Una ricerca spesso incoraggiata dai trafficanti di uomini pronti a sfruttare il miraggio di un futuro migliore per vendere viaggi della morte.

Ma la dialettica di Papa Francesco risulta sviante anche quando condanna “l’ingiustizia che li respinge da luoghi dove potrebbero avere la speranza di una vita degna e far loro trovare muri di indifferenza”.

L’esperienza di un’Italia dove – tra il 2014 e il 2017 – oltre mezzo milione di migranti ha beneficiato di un’ospitalità indiscriminata dimostra che l’accoglienza senza regole genera ulteriore emarginazione, produce fenomeni criminali e rappresenta una minaccia sia per chi fugge, sia per chi accoglie. Del resto a contraddire il messaggio papale contribuiscono gli stessi dati utilizzati del Viminale per attribuirsi il merito di aver bloccato gli sbarchi. Per capirlo basta guardare le zone di provenienza dei migranti.

Il primo posto con 2654 sbarchi, pari al 23% del totale, spetta alla Tunisia. Subito dopo arriva il Pakistan con 1180 migranti pari al 10% e la Costa d’Avorio con 1135 sempre pari al 10%. In Tunisia c’è sicuramente una grossa crisi economica, ma non c’è né una dittatura, né una carestia, né una guerra civile. Lo stesso vale per la Costa d’Avorio.

La vicenda dei pakistani è, invece, paradossale. Gran parte di loro raggiunge Misurata a bordo di voli charter per poi comprare dai trafficanti un viaggio di sola andata verso l’Italia. Anche per questo il Papa farebbe meglio, forse, a preoccuparsi della sorte dei cristiani del Pakistan sottoposti, come ha dimostrato il caso di Asia Bibi, a persecuzioni e vessazioni gravissime. Mentre i migranti pakistani sono liberi d’imbarcarsi sui charter per la Libia Asia Bibi assolta e strappata al patibolo dopo un’odissea carceraria durata più di nove anni fece fatica a lasciare il paese anche dopo il completo proscioglimento nonostante sia lei e la sua famiglia rischiassero di venir uccise dai fondamentalisti islamici.

E duole non aver ascoltato, nel giorno di Natale, una sola parola di solidarietà cristiana per Huma Younos, la 14enne cristiana rapita a Karachi lo scorso ottobre e data in matrimonio ad un musulmano dopo una conversione forzata certificata dalle autorità islamiche. Una bimba che grazie alla complice indifferenza delle autorità di Islamabad resta ancora oggi nelle mani di chi l’ha turpemente comprata. Tutto mentre la coraggiosa donna avvocato che lotta per sostenere il diritto della famiglia a riaverla subisce continue e ripetute minacce di morte. E il tutto mentre tra il Pakistan e il resto del pianeta sono ben 4035 i cristiani uccisi, solo negli ultimi dodici mesi, per motivi legati alla persecuzione religiosa.