Milano. L’ultima Pietà di Michelangelo torna in tutto il suo splendore: riapre il Castello Sforzesco

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“Statua principiata per un Cristo et un’altra figura di sopra, attaccate insieme, sbozzate e non finite”, così fu inventariata dopo la morte di Michelangelo Buonarroti la statua rinvenuta nel suo studio e su cui, secondo fonti dell’epoca, il grande artista lavorò fino a pochi giorni prima di morire. Si tratta, insieme ai cosiddetti “Prigioni” conservati al Louvre e alla Galleria dell’Accademia di Firenze davanti al David, di un altro straordinario esempio di opera incompiuta dal genio t. Se i Prigioni erano statue pensate per la tomba di Giulio II, Michelangelo intendeva realizzare per sé, per la propria sepoltura che in un primo momento avrebbe dovuto essere collocata a Roma in Santa Maria Maggiore, una Pietà, quasi una fissazione per l’artista che, ormai anziano, si dedicava sempre più sporadicamente alla scultura. Michelangelo lavorò alla Pietà Rondanini, dal nome dei marchesi che l’acquistarono nel 1774 a Roma, da oggi nuovamente visitabile nell’antico Ospedale Spagnolo nel Cortile delle Armi del Castello Sforzesco, in due fasi. La prima intorno al 1552-1553, dopo il grande trauma della Pietà Bandini che pochi anni prima, ormai quasi finita, si ruppe per una imperfezione del marmo suscitando la frustrazione e la rabbia dell’artista. Qualche tempo dopo, nel 1554, il Buonarroti mise mano all’opera stravolgendo la composizione e ricavando il nuovo Cristo da una parte del corpo di Maria che, a sua volta fece venire alla luce dalla spalla e dal petto del precedente Cristo. La statua è a Milano dal 1952 dopo l’acquisto da parte del Comune.