MINIBOT: O. NAPOLI, SE NON SONO MONETA O NUOVO DEBITO CHE COSA SONO?

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​ ​ È stato detto “pagheremo con i soldi degli italiani, non chiediamo i soldi degli altri”. Bene, fino a un certo punto. Perché i soldi degli italiani che passano di mano in mano sono denominati in euro, una moneta che circola in 18 Paesi e il cui valore sul mercato dei cambi è stabilito anche in base ai comportamenti e alle condizioni di finanza pubblica dei Paesi in cui circola. Per questa ragione, il governo è chiamato a fare chiarezza sui minibot perché non bastano le assicurazioni di Tria che non si faranno, o le assicurazioni contrarie che si faranno. Se non si vogliono considerare gli italiani alla stregua di scolaretti un po’ tonti, va spiegato che cosa sono i minibot. Se sono titoli del debito pubblico, devono avere una scadenza, devono essere negoziabili sul Mercato dei Titoli di Stato e, soprattutto, devono essere rimborsati alla scadenza dal soggetto emittente, cioè lo Stato.
​ ​ ​ Se nessuna di queste condizioni ricorre, allora vuol dire che siamo in presenza di una valuta denominata in euro ma non più assimilabile ad esso. Ricorda tanto, almeno a quelli con la mia stessa anagrafe, i famosi miniassegni di 100 lire emessi dall’Istituto San Paolo, a metà degli anni ’70, e spariti alla fine del ’78, per sopperire alla carenza delle 100 lire metalliche. All’epoca, però, non era ancora intervenuto il divorzio fra il Tesoro e Bankitalia, e il controllo del debito pubblico era l’ultimo dei pensieri di chi governava l’Italia. Quasi mezzo secolo dopo, il governo non può scherzare con i risparmi degli italiani e con i soldi degli europei.