È stato un dolore fortissimo. Nei mesi precedenti, durante la malattia, non riusciva più ad accompagnarmi agli allenamenti. Mi sentivo solo, il club ha capito la situazione e mi ha fatto tornare a casa per un po’ di tempo. Sei mesi erano troppo pochi e mi è venuta la tentazione di mollare tutto.
Dopo essere rimasto orfano, sono andato a dormire in una pensione del club, stavo male, mi chiudevo in bagno a piangere tutti i giorni. Non ho mollato perché mio padre aveva un sogno: che uno dei suoi figli diventasse calciatore. Non c’è riuscito Gustavo, mio fratello maggiore e neanche Mariano, che tutti dicono fosse più forte di me. Perciò io dovevo farcela: per onorare la memoria di papà ed esaudire il suo desiderio. Oggi sarebbe orgoglioso di me.
Forse un giorno lo ritroverò o forse no, a papà però penso sempre, anche oggi quando parlo di lui con mamma, piango perché mi manca molto. A lui dedico tutti i miei gol.
Quando abbiamo un pallone tra i piedi, noi calciatori siamo felicissimi. Quello che succede dietro, nel retropalco, spesso non è proprio bellissimo. Chi diventa un calciatore quando arriva al mio livello? Il più delle volte un uomo molto solo. Dio ci dà un dono, ma poi quel dono va lavorato.
Un calciatore il più delle volte è un uomo molto solo. Le cose negative che ti accadono restano. E lasciano un segno. Per questo sono diffidente e per questo mi riesce difficile credere e avere totale fiducia nelle persone. Anche con le ragazze. Penso sempre che almeno il 90% di loro non si avvicini a me per amore o per il mio bel faccino, ma per altro. Magari per approfittare della notorietà e ottenerne a sua volta. So che è triste dirlo, però è la verità. Il mio è un mondo in cui devi stare attento a molti aspetti, in cui se non guardi con attenzione alle cose soffri molto più di quanto tu non goda. Per questo dico ai bambini, godetevi il gioco finché resta tale. Dopo cambia. Cambia inevitabilmente”.
Oggi la “Joya” Dybala compie 26 anni.
Tanti auguri Paulo. ❤ fonte calcio totale facebook
