Monet e gli Impressionisti in Normandia

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Ad Asti fino al 16 febbraio 2020

ASTI – Bisogna osare di più! Ogni giorno ci accorgiamo che, più spesso di quello che facciamo, è necessario “saper osare” e fidarsi del prossimo; con tutte le cautele del caso, s’intende!
Prendi “Gli impressionisti”… due/tre volte visti a Torino, rivisti a Treviso, altre volte a Milano… parrebbe normale rispondere agli amici “No, grazie! Già visti e rivisti”. Se così avessimo fatto, però, non avessimo cioè “osato” e non ci fossimo “fidati” della Fondazione Asti Museo (e del curatore Alain Tapié), avremmo commesso un errore in quanto avremmo perso la mostra di Asti organizzata nel bel palazzo Mazzetti e con essa la conoscenza di alcuni artisti “minori” – si fa per dire – ai più sconosciuti, che invece ci hanno riempito gli occhi ed il cuore. Non solo, scoprire anche lati nascosti di molti già noti, come Delacroix, che “impallidisce freddamente” con colori tenuti e delicati o trovare particolari sconosciuti come le barchette coperte, sulla spiaggia, che sembrano massi di pietra, usate dai pescatori come magazzino, opera di Monet (Barche sulla spiaggai, in foto…), o meravigliarsi davanti ai curati cieli infiniti carichi di nubi di Boudin (che di Monet fu “maestro” e degli impressionisti precursore), o ancora fare la conoscenza di Ludovic Lepic, che pittore non era considerato… insomma, tante piccole e grandi cose e aneddoti fino ad oggi sconosciuti.
Ma la maggiore piacevole sorpresa è stata scoprire il magnifico Boggs, Frank Myers Boggs (1855 – 1926), artista americano, che scommetto anche pochi di voi conoscono, in alcuni suoi splendidi dipinti (Pescatore con tempo grigio, Dieppe- nebbia mattutina,…) che nulla hanno da invidiare a quelli dei grandi, compreso lo stesso Monet, opere che ci hanno riportato alla mente la frase di S. Morient, 1853, “… meglio scambiare l’oro con le opere d’arte…”
Il felice matrimonio a tre, luce/colore/ombra – in cui però il nero ed il bianco puri sono banditi – viene in questa mostra “di nicchia” mostrato efficacemente con 75 opere suddivise in 5 ragionate sezioni che vanno dal classico en plein air sulle spiagge e nella natura, al mare agitato, alla Turner, alla Fattoria normanna Saint Simèon… atmosfere di cromie ora tenute, ora fredde, ora sfumate, ora “infuocate” da tramonti; bellezze meteorologiche e naturali che bene si fondono con i soggetti del “corpus”. Opere che, parimenti, fanno del tutto scomparire i segni, le linee ed i netti contorni del figurato sostituiti dal colore, che imprigionando la luce, diventa incontrastato sovrano sulla tela.
Allora, alla luce di quanto detto, viene spontaneo anche aggiungere che raccontare l’Impressionismo forse è parlare di persone, soggetti e cose di cui non si conosce, tutto sommato, ancora tutto.
Ventimila, circa, sono i visitatori che fino ad oggi hanno ammirato questa esposizione; esposizione che vi consigliamo di non perdere. Chiude il 16 febbraio 2020.
Le opere provengono da musei pubblici e collezioni private, tra cui la Collezione Peindre en Normandie, il Musée de Vernon, il Musée Marmottan Monet di Parigi, la Fondazione Bemberg di Tolosa.
Per contatti e chiarimenti: 0141.530.403 – www.astimonet.it

In foto: Claude Monet, Barche sulla spiaggia di Ètretat, olio su tela – 65×51 della Fondazione Bemberg di Tolosa. Immagine che fa da logo alla mostra.

Franco Cortese Notizie in un click