Montagne senza neve, no ai cannoni in stazioni al di sotto dei 1.500 metri

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“Le stazioni di sport invernali al di sotto dei 1.500 metri sono moribonde”, con Skilift e stazioni abbandonate a bassa quota, comprensori sciistici dipendenti sempre più dai contributi pubblici e, sullo sfondo, la minaccia del global warming. Sono le anticipazioni a tinte fosche del rapporto 2020 di Legambiente sullo stato della neve, praticamente assente per tutta la stagione ad esempio, sull’Abetone, in Toscana. Con una critica precisa: l’innevamento artificiale con i cannoni non regge più.

“La neve sulle piste è tutta finta e l’ industria dello sci sta vivendo sempre di più grazie ad aiuti pubblici che arrivano a finanziare fino al 90% della costruzione e manutenzione degli impianti – dice Vanda Bonardo alla Stampa -. I climatologi sono concordi nel sostenere che bisogna fermare gli investimenti in stazioni invernali al di sotto dei 1.500 metri, se non sotto i 1.800. Tutto questo in un quadro che vede l’aumento costante delle temperature in misura doppia in montagna rispetto alla pianura”.

Una crisi di sistema che, affermano gli ambientalisti, attraversa la Penisola in lungo e in largo dalle Alpi agli Appennini: “Sono già molte le stazioni che alternano aperture e chiusure – aggiunge Bonardo, che fa una serie di esempi -. Ad Argentera, nel Cuneese, gli impianti sono chiusi, non trovano un gestore e mancano i soldi per manutenzione e controlli. In Val Canale (Bergamo), la stazione è chiusa per costi insostenibili. A Bolbeno, in Trentino, altitudine 600 metri, hanno speso milioni per l’ innevamento artificiale di piste per bambini. Anche a Laceno, in Campania, aspettano investimenti per milioni di euro”.

Si parla insomma di “accanimento terapeutico” per stazioni sciistiche che altrimenti non potrebbero sopravvivere causa deficit economici, mancanza di gestori, impianti vecchi ma, soprattutto, latitanza di neve. Problemi anche in alto E non è che i problemi riguardino solo le piste a bassa quota: anche più in alto, il bisogno di neve artificiale c’è ed è in aumento, con l’innalzamento delle temperature che obbliga i gestori a moltiplicare i bacini d’ acqua a cui attingere