Morra (M5S): “Negli Stati moderni nessuna forma di potere, soprattutto se violenta, può affermarsi”

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Nicola Morra, “dissidente” espulso dal M5S, ha pubblicato un lungo post su Facebook, permeato da citazioni filosofiche e letterarie:

“Negli Stati moderni nessuna forma di potere, soprattutto se violenta, può affermarsi, consolidarsi, durare tanto a lungo se non è in relazione permanente con il potere ufficiale, costituito, istituzionale. Se le mafie, quindi, durano da due secoli, ciò vuol dire che esse non hanno rappresentato un potere alternativo e contrapposto a quello ufficiale, ma un potere relazionato con esso. Queste relazioni sono state diverse nel tempo, ma sicuramente sono interne alla storia dei poteri in Italia.

La storia delle mafie è innanzitutto e soprattutto storia di relazioni con le mafie.

È proprio per questo motivo che le mafie vanno iscritte a pieno titolo dentro la storia delle classi dominanti e del potere in Italia, per la condivisione di atteggiamenti, valori, punti di riferimento, ideologie, interessi”: “Storia dell’Italia mafiosa”, Isaia Sales.

Uno degli studiosi più seri e qualificati della fenomenologia mafiosa in Italia, Isaia Sales, scrive nitidamente verità che nessun politico, nessun amministratore della cosa pubblica può ignorare oggi.

La storia del potere politico nel nostro paese non può essere compresa senza comprendere i rapporti che questo stesso potere ha intessuto nel tempo con i poteri criminali, soprattutto con i poteri mafiosi, che qualcuno reputa, ingenuamente, o forse intenzionalmente, presenti ed operanti solo e soltanto nel sud della nostra nazione.

Ora, sempre che si voglia combattere veramente l’ideologia mafiosa di cui le mafie si nutrono -senza la mafiosità non esisterebbe la mafia, in quanto per agire mafiosamente si deve prima pensare mafiosamente-, è necessario eradicare la pianta tossica della relazione moralmente e politicamente ambigua fra interessi mafiosi, potere politico e soggetti beneficiari di convenienze economico-finanziarie grazie a tale perverso rapporto.

Sosteneva Paolo Borsellino, con un esempio illuminante e semplice al tempo stesso, che andare a prendere un caffè nel bar principale del paese con il capomafia locale, in piena campagna elettorale, non rappresentasse di per sé un reato, ma un comportamento moralmente riprovevole sì, costituendo una piena legittimazione di un soggetto a pieno titolo votato all’oppressione di diritti individuali e sociali che costituiscono le nostre libertà democratiche.

E se questo non è chiaro a chi conduce la nave, abbiamo l’obbligo morale di segnalarglielo. Con rispetto, ma dobbiamo farlo.

“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”.