Ormai ogni notizia che riguarda il MOSE sembra il nuovo capitolo di un racconto dell’assurdo.
Ora veniamo a sapere che anche se funzionasse, per completarlo e metterlo all’opera servirebbero soldi che – a quanto pare – non riescono ad arrivare. Fermi da qualche parte.
Le aziende battono cassa e vogliono essere pagate.
Anche i loro compensi rischiano di finire nel buco nero che ha già inghiottito sprechi e tangenti.
Val la pena una volta di più ricordare qualche numero. Il progetto iniziale da molti giudicato faraonico doveva costare 4 miliardi e mezzo.
Ne è costati oltre 7.
Centinaia di milioni in tangenti accertate dalla magistratura.
Soldi finiti in conti e benefici personali come quelli dell’ex governatore Giancarlo Galan che ci si è perfino ristrutturato una villa.
Stima di almeno 18 milioni di Euro all’anno necessari solo per il funzionamento a regime.
Buio totale sui reali costi di manutenzione sia ordinaria che straordinaria.
Costi non ancora stabiliti per ripristinare paratie e meccanismi che nel frattempo sono stati erosi da ruggine e salsedine.
Nei mesi scorsi, dopo la disastrosa acqua alta a Venezia, abbiamo assistito allo sconcertante balletto dei collaudi veri, presunti, falliti. E adesso sappiamo che per chi dovrebbe ultimarlo e farlo funzionare non c’è un euro.
Basta così, siamo diventati la barzelletta d’Italia.
Chiediamo a Zaia di metterci la faccia ed esporre una volta per tutte tempi e tappe per far funzionare il MOSE, prima che diventi il rottame più caro della storia e che rimanga solo la vergogna della nostra regione.