Mozambico: conclusa a Beira la missione del team italiano

0
66
15 March, 2019 IDAI Aftermath - People trying to salvage what is left og their homes in the destroyed neighbouhood of Praia Nova in Beira after the cyclone.Tropical Cyclone Idai made landfall on the evening of 14/15 March near the central Mozambican city of Beira. The cyclone – with maximum sustained winds estimated as between 170 and 190 km/h – brought torrential rains to Sofala, Zambezia, Manica and Inhambane provinces. The cyclone caused significant destruction in Beira – Mozambique’s fourth largest city with a population of over 500.000 - and surrounding villages. The full extent of the damages remain unclear as roads are cut off, including those leading to the city. Power and communications lines are down. An initial Red Cross aerial assessment estimated that about 90 per cent of the city and its surrounds was damaged or destroyed.

Case spazzate via dalla violenza del vento, strade danneggiate e linee interrotte. Una crisi sanitaria che ha colpito duramente la popolazione, una Croce Rossa Italiana che con la sua presenza sin dai primi momenti dell’emergenza, ha garantito assistenza. In Mozambico, da marzo, diversi team della CRI si sono alternati in supporto alla popolazione messa in ginocchio dal ciclone Idai nell’ambito della missione che, coordinata da funzionari del Dipartimento della Protezione Civile, si è conclusa il 24 giugno e che ha visto il coinvolgimento dei medici del Corpo Militare Volontario CRI.

“Sono partito l’8 maggio scorso e rientrato in Italia il 16 giugno, in tempo per poter vivere anche quest’anno la bellissima esperienza della fiaccolata della Croce Rossa a Solferino”. A parlare è il Magg. Med. CRI Cosimo Prete, Ufficiale medico del Corpo Militare, internista ospedaliero.

Arrivato sul posto, le difficoltà non si sono fatte attendere, “i problemi a migliaia di chilometri di distanza dal tuo paese, in un continente differente, sono molti. In particolare, la situazione dal punto di vista medico che lentamente, posso affermare sta tornando alla normalità. In ogni caso, permangono ancora grossi problemi nell’utilizzo delle strutture sanitarie che appaiono seriamente danneggiate dal ciclone”. A Beira, i medici del Corpo Militare hanno svolto attività operativa presso il posto medico avanzato di secondo livello (PMA), messo a disposizione dalla Regione Piemonte, istallato accanto all’ospedale locale e donato a fine missione dal Governo Italiano alle autorità del Mozambico.

All’interno della struttura di emergenza, le giornate trascorrono velocemente, “dall’alba al tramonto vivevamo nella struttura attendata, condividendo con i medici del posto tutti i problemi sanitari, offrendo supporto nelle due sale operatorie all’interno della struttura attendata e svolgendo attività clinica, oltre a corsi di formazione per il personale sanitario”.

Il livello di umanità che si sprigiona in situazioni del genere è insito nello stomaco di ogni volontario che decide di mettersi al servizio del prossimo, affrontando esperienze che mettono a dura prova. Ogni missione è a sé ed ogni volta che si rientra a casa, a singhiozzo, la quotidianità riprende il sopravvento, ma il pensiero di un vissuto così forte, riporta alla memoria ricordi, odori, sorrisi incontrati.

“Come in ogni missione all’estero – racconta l’Ufficiale medico – si rientra arricchiti sia dal punto di vista umano, sia professionale. E anche questa volta ho avuto modo di comprendere quanto la Croce Rossa sia un importante riferimento per le persone in situazioni di disagio fisico e mentale nel mondo”.

In ogni situazione emergenziale i più colpiti sono i bambini, per questo nei team che si sono avvicendati, anche medici pediatri, tra cui il Cap. Med. CRI Domenico Maddaloni, Ufficiale medico del Corpo Militare Volontario CRI, specializzato in Pediatria e perfezionato in Terapia Intensiva neonatale, Medicina Tropicale e Cooperazione Sanitaria. Il Capitano Maddaloni è stato a Beira dal 15 maggio al 10 giugno e racconta che “la sfida maggiore è stata quella di ridurre la mortalità infantile. Il mio ruolo è stato quello di supervisionare l’assistenza ai neonati e ne è conseguita la necessità di offrire ai sanitari locali una formazione d’aula, garantendo, inoltre, una presenza costante sul campo in supporto al personale mozambicano con il fine di attuare le migliori cure ai nuovi nati”.