Myanmar, ancora proteste e scontri. Regno Unito ai cittadini: “Lasciate il Paese”

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In Myanmar sono in corso nuove manifestazioni di protesta contro la giunta militare che ha rovesciato il governo civile il 1 febbraio con un colpo di stato. Pesante il bilancio della repressione di ieri: le forze di sicurezza, riferisce la Reuters, hanno ucciso 12 manifestanti. Secondo quanto riporta l’Associazione per l’assistenza aiprigionieri politici (AAPP), un’organizzazione non profit per la difesa dei diritti umani basata in Thailandia, almeno otto delle vittime di ieri sono morte nella cittadina di Myaing (centro). Nel complesso, dall’inizio delle proteste oltre 70 persone sono state uccise dai militari, sottolinea la ong, e 2.045 sono state arrestate. Nuove proteste sono state segnalate non solo a Yangon, ma anche in molte altre città secondo le foto diffuse sui social media da testimoni e testate giornalistiche locali. Il Regno Unito ai suoi cittadini: “Lasciate il Paese se potete” Il Regno Unito ha consigliato oggi ai suoi cittadini di lasciare il Myanmar (ex Birmania), dopo che le Nazioni Unite hanno avvertito che la giunta militare sta probabilmente commettendo “crimini contro l’umanità” nel suo tentativo di rimanere al potere. Il paese è “controllato da un regime omicida e illegale”, ha detto Thomas Andrews, relatore dell’Onu per il Myanmar, al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra. I crimini commessi probabilmente includono “omicidio, rapimenti, persecuzione, tortura” compiuti con “la conoscenza di alti dirigenti”, incluso il leader della giunta Min Aung Hlaing, ha continuato. Le turbolenze hanno spinto Londra, ex governante coloniale del Paese asiatico, a sollecitare i suoi cittadini ad andarsene se possono, avvertendo che “le tensioni politiche e le agitazioni sono diffuse dalla presa militare del potere. Il Foreign, Commonwealth & Development Office consiglia ai cittadini britannici di lasciare il paese con mezzi commerciali, a meno che non vi sia un urgente bisogno di restare”, ha detto il ministero degli Esteri britannico. A coloro i quali non possono lasciare il Myanmar è stato chiesto di restare a casa e al sicuro, evitando zone affollate quando devono uscire per bisogni essenziali. Il governo britannico fa anche riferimento al fatto che i militari abbiano interrotto l’accesso a Internet e che è difficile avere accesso al proprio denaro dal momento che le banche sono chiuse e i bancomat non funzionano. La repressione violenta Le proteste di piazza che sono seguite al golpe sono state represse in modo violento. Oltre a utilizzare gas lacrimogeni, proiettili di gomma e proiettili veri per interrompere le manifestazioni, le autorità militari hanno anche effettuato regolari incursioni notturne, perquisendo appartamenti e effettuando arresti dopo il tramonto. Intanto l’esercito – che difende la sua presa di potere citando presunte irregolarità di voto nelle elezioni di novembre vinte dal partito del leader civile Aung San Suu Kyi – ha tenuto giovedì una rara conferenza stampa accusandola di corruzione. Il portavoce della giunta Zaw Min Tun ha detto che il primo ministro di Yangon ha ammesso di aver dato a Suu Kyi $ 600.000 in contanti, insieme a più di 11 chilogrammi ($ 680.000) di oro. Il premio Nobel per la pace Suu Kyi, detenuta dopo il colpo di stato, deve affrontare altre accuse penali, tra cui il possesso di walkie-talkie senza licenza e la violazione delle restrizioni sul coronavirus per un paio di eventi di campagna elettorale.