Nadia Rossi: “Spegnere la voce di Radio Radicale significa strappare il filo tra i cittadini e la politica”

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«Spegnere la voce di Radio Radicale significa strappare il filo tra i cittadini e la politica. Le parole del sottosegretario cinquestelle all’Editoria Vito Crimi in rappresentanza del suo Governo fanno male alla democrazia e alla libertà, oltre a certificare un approccio fazioso al tema». A dirlo è la consigliera regionale riminese Nadia Rossi, che nei giorni scorsi ha depositato in Regione una risoluzione sul tema.

«Conoscere per deliberare è alla base del processo democratico e Radio Radicale consente a tutti di poter ascoltare quello che succede nelle istituzioni, ma evidentemente questo sistema infastidisce il Governo che preferisce imbavagliare l’informazione – aggiunge Rossi –. Dopo 43 anni di attività radiofonica di reale servizio pubblico, si mette in discussione chi ha permesso ai cittadini di entrare in contatto con la politica. Per questo ho chiesto alla Regione di attivarsi presso il Governo Nazionale per consentire la prosecuzione della trasmissione radiofonica delle sedute dei lavori parlamentari da parte di Radio Radicale mediante la proroga del vigente regime convenzionale con il Centro di produzione S.p.a. e il ripristino dei tagli effettuati dal Governo. Radio Radicale è una storica emittente radiofonica e con lei rischiano il posto più di 100 persone, tra giornalisti e tecnici. Non possiamo permettere che questo Governo cancelli una memoria storica e proibisca ai cittadini di seguire la vita politica del parlamento, rimbalzando la palla delle responsabilità e non risolvendo le tensioni create nel mondo dell’informazione».