Nardò. Progetto impianto agrovoltaico. Casili (M5S): “Sono fortemente contrario perché trasformerebbe irreversibilmente il territorio “

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Sedilo, il gregge. Sono quattro milioni le pecore su una popolazione di un milione e mezzo

“Apprendo dalla stampa del progetto che prevede la realizzazione di un grande impianto agrovoltaico a Nardò, nei pressi di contrada Boncore, nel cuore dell’Arneo.

Ritengo che l’agrovoltaico rappresenti un’opportunità importante per coniugare le esigenze della produzione agricola con quelle della produzione di energia da fonti rinnovabili, ma serve una regolamentazione precisa di questo modello di produzione energetica e bisogna sempre mettere al primo posto la tutela dei territori. In questo caso parliamo di un  territorio che rappresenta uno scampolo di paesaggio importante, che va salvaguardato.

Un insediamento come quello proposto, che si estenderebbe su 92 ettari di terreno, trasformerebbe industrialmente la zona. Parliamo di un progetto fortemente speculativo, sbilanciato verso la produzione di energia, che non guarda a un territorio estensivo dove è rimasta ancora un’attività di pastorizia con aziende ovine, bovine e caprine. Per questo sono fortemente contrario a questo progetto che fu presentato e bocciato già anni fa e di cui oggi purtroppo si torna a parlare senza peraltro che sia ben chiaro come si svilupperà il piano agronomico al di là della sperimentazione iniziale di 24 mesi”.

Lo dichiara il vicepresidente del consiglio regionale Cristian Casili con riferimento all’istanza di verifica di assoggettabilità a Via presentata a dicembre 2020 dalla società INE Nardò srl, che fa parte del gruppo ILOS New Energy Italy, per il progetto di impianto agrovoltaico da 67 Mw che prevede l’installazione di 117mila pannelli alti 4,5 metri.

“Investimenti di quel tipo – continua Casili – portano ad una trasformazione irreversibile del territorio, industrializzandolo e facendogli perdere le caratteristiche peculiari. Parliamo di una zona che ha la sua ricchezza nella biodiversità. L’Arneo rappresenta un’importante parte del comprensorio neretino che va  in tutti i modi salvaguardata. Perché il modello dell’agrovoltaico funzioni è fondamentale che i progetti adottino soluzioni integrate innovative tali da non compromettere la continuità delle attività agricola e della pastorizia. La transizione ecologica deve passare anche attraverso la tutela del suolo agricolo, che fornisce servizi ecosistemici importantissimi, e del paesaggio che custodisce i tratti identitari del nostro territorio”.