ANCORA REPRESSIONE CONTRO I NO TAV

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E’ passata poco più di una settimana dal corteo dell’8 dicembre in cui il movimento NOTAV è sceso in strada per l’ennesima volta contro un’opera devastante ed inutile che mette a repentaglio ambiente e salute di tutti.

Quel corteo aveva un sottotitolo “Liberare tutti per lottare ancora”, perché la repressione, che da anni continua incessantemente a punire il movimento NOTAV, aveva da poco battuto altri colpi molto pesanti: prima l’obbligo del rientro giornaliero in carcere per il valsusino Luca Abbà, poi dodici condanne (tra cui la nostra coordinatrice Nicoletta Dosio) fino a due anni di carcere per una manifestazione, del tutto pacifica, di 7 anni fa.

Nemmeno il tempo di tornare a casa ed ecco che stamattina arrivano due arresti a Torino, più perquisizioni e obblighi di firma per decine di militanti NOTAV tra Torino, Valsusa, Modena e Vicenza. Le accuse riguardano la passeggiata al cantiere di questa estate, arrivata a conclusione del campeggio di Venaus dove migliaia di persone si sono ritrovate per una settimana a protestare contro questa assurda opera e immaginare insieme nuove prospettive per un mondo che non sia più basato sul primato del profitto di pochi a danno di diritti e salute di molti.

La passeggiata verso il maledetto cantiere, ormai completamente militarizzato, è parsa a tutti la degna conclusione di quel campeggio per dimostrare ancora una volta che non accetteremo mai che sul nostro territorio esista un’area militarizzata in cui ogni giorno di spendono migliaia di euro di soldi pubblici solo per garantirne l’inviolabilità e per proseguire l’opera di devastazione del territorio.

Il movimento NOTAV da quasi trent’anni si oppone a questa violenza ed in cambio riceve dallo Stato la repressione che negli ultimi tempi, anche per reati di piccola entità come alzare le barriere di un casello o tagliare le reti a decine di km dal cantiere, arriva a comminare pene pesantissime che hanno tanto l’odore della vendetta.
Quello che il movimento NOTAV porta avanti non è solo una battaglia per difendere un territorio già deturpato e a continuo rischio idrogeologico, non è solo una battaglia in difesa della salute di chi abita quelle valli, né solo una battaglia per non sprecare centinaia di milioni di euro per un’opera utile solo agli speculatori che la costruiranno.

E’ tutto questo certo, ma soprattutto è il tentativo di costruire una partecipazione popolare che decida realmente cosa fare o meno su un territorio, come spendere i soldi di tutti, come amministrare e assolvere ai bisogni di una popolazione. E’ questa pretesa di “potere” che scatena la rappresaglia violenta dello Stato.

La Procura di Torino, da sempre molto attiva contro il movimento, tenterà di dividere i “violenti”, “l’ala estremista” dal resto del movimento. Ma come sempre il movimento saprà rifiutare questa logica.
“Si parte e si torna insieme” non è solo uno slogan, è il sentimento su cui si è costruita una comunità di lotta che non si farà certo intimidire dagli ennesimi arresti.

Noi, come Potere al Popolo, saremo sempre parte di questo movimento di lotta popolare che crediamo sia un esempio per tutti coloro che vogliono cambiare questo sistema basato su profitto e sfruttamento.
Per questo esprimiamo massima solidarietà a Giorgio, Mattia ed a tutti gli altri accusati.

Ora e sempre notav!