No al referendum del 29 marzo sul taglio della rappresentanza parlamentare

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Con gli amici della Fondazione Einaudi, ho partecipato oggi all’incontro dei comitati per il No al referendum del 29 marzo sul taglio della rappresentanza parlamentare. In giro per l’Italia si sono già costituiti oltre cinquanta comitati animati da cittadini qualsiasi. Dato sorprendente: evidentemente, si comincia a capire che la posta in palio è la sopravvivenza del Parlamento e la qualità della nostra democrazia. Sarà un referendum tra demagogia e Politica. #iovotono. Chi volesse aderire o, meglio, fondare un comitato può registrarsi sul sito NoiNo.eu.

Elenco, a seguire, alcune delle ragioni del No.

Dicono che abbiamo troppi parlamentari rispetto agli altri, è falso. L’Italia, oggi, ha 1 parlamentare ogni 152mila abitanti. La Spagna 1 ogni 133mila, la Germania 1 ogni 117mila, la Francia 1 ogni 116mila, la Gran Bretagna 1 ogni 102mila. Gli Stati Uniti, contando ovviamente anche i 2500 membri dei 50 parlamenti degli Stati federali, 1 ogni 108mila.
Con il taglio di 345 parlamentari, quello italiano sarebbe tra i parlamenti meno rappresentativi del mondo.

Il “risparmio” ammonta allo 0.007% della spesa pubblica (fonte Cottarelli), ovvero un caffè all’anno per ciascun italiano.

Nessun costituzionalista dei tanti auditi dalle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato ha difeso la riforma nel merito. Quasi tutti ne hanno messo in evidenza le criticità:

-Riduce di oltre il 36% la rappresentanza parlamentare dei territori/cittadini

-Rende quasi impossibile il lavoro delle commissioni parlamentari

-Nelle regioni più piccole impedirà ai cittadini di esprimere anche solo un senatore delle opposizioni

-Determinando collegi più ampi, alza i costi delle campagne elettorali, rendendo i candidati sempre più condizionabili dai loro finanziatori

-Consentirà di rientrare in parlamento solo agli yes man rendendo il Parlamento sempre più oligarchico e ostaggio della volubilità dei capi partito

-Altera radicalmente la platea che elegge il Presidente della Repubblica

-Introduce soglie di sbarramento di fatto ben più alte di quelle previste dalla legge elettorale

-Portandoli da 18 a 12, impone agli eletti all’estero collegi talmente ampi da renderli non più rappresentativi

Soprattutto, afferma il principio che il Parlamento è inutile, dando così ragione a Davide Casaleggio quando dice che “il superamento della democrazia rappresentativa è inevitabile”. L’alternativa sarebbe la “democrazia immediata” grazie al voto su piattaforma digitale, che esaspererebbe la demagogia e porrebbe più che mai il potere legislativo nelle mani delle lobby.