Non bastavano le correnti tra i giudici, Di Matteo denuncia quelle nella polizia giudiziaria

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Io temo che, soprattutto negli ultimi anni, si siano formate anche al di fuori o trasversalmente alle correnti

Delle cordate attorno a un procuratore o a un magistrato particolarmente autorevole, composte da ufficiali di polizia giudiziaria e da esponenti estranei alla magistratura che pretendono, come fanno le correnti, di condizionare l’attività del Consiglio superiore della magistratura e dell’intera magistratura”. Lo ha detto il togato del Csm Nino Di Matteo, ex pm del processo ‘Trattativa’, intervistato da Andrea Purgatori ad Atlantide, trasmissione in onda stasera su La7.

Con l’appartenenza alle cordate – prosegue Di Matteo – “vieni tutelato nei momenti di difficoltà, la tua attività viene promossa, vieni sostenuto anche nelle tue ambizioni di carriera” e l’avversario “diventa un corpo estraneo da marginalizzare, da contenere, se possibile da danneggiare”. E in fondo – aggiunge il togato, “la logica dell’appartenenza è molto simile alle logiche mafiose”, è “il metodo mafioso che ha inquinato i poteri, non solo la magistratura”.