Non ho mai dimenticato le mie origini, da dove provengo

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Conosco il significato della parola ‘difficoltà’ perché è nelle difficoltà che sono cresciuto. Famiglia povera la mia: padre, madre, tre fratelli e una sorella. Mio padre ha smesso di lavorare quando sono diventato professionista e ho guadagnato i primi soldi veri. Lui non voleva, l’ho costretto. […]

“Oggi i ventenni vogliono arrivare in fretta, hanno troppe distrazioni, diciamo che con la mia esperienza spero di aiutarli a crescere. Qui ci sono giovani di qualità che soltanto col lavoro possono diventare grandi giocatori. Io a sedici anni partii in auto con un amico che aveva la patente per andare a sostenere un provino ad Arles, terza divisione. Percorremmo oltre mille chilometri viaggiando anche di notte, il provino era alle tre del pomeriggio, arrivammo mezz’ora prima e scesi in campo senza nemmeno aver mangiato. Sacrificio, passione, difficoltà, fame. A trentasei anni ho ancora la stessa fame di allora”. Corriere dello Sport]

Ribery si racconta a tutto tondo: da Boulogne a Firenze passando soprattutto da Monaco di Baviera. Dalla povertà al sogno, seguendo sé stesso, il suo istinto e la cultura del lavoro. Il riferimento è a chi spera di svegliarsi un giorno e ritrovarsi nel rettangolo dei sogni. La fame nella difficoltà ne ha amplificato il talento e la forza di spingere a prescindere lo ha reso più forte di tutto, anche dell’incidente d’auto a due anni e dei segni che ancora porta sul volto.                                                                                                               fonte calcio totale facebook