Non sentivamo certo l’urgenza di una crisi di governo

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Una crisi di governo anomala ma annunciata che spinge l’Italia sull’orlo di un precipizio. Non siamo purtroppo stupiti da questo. Da tempo denunciamo la crisi di sistema che investe l’intero apparato politico.
La continua ricerca di visibilità personale, l’egocentrismo leaderistico, l’incoerenza intellettuale e politica sono i tratti caratteristici che in questi anni hanno inquinato il confronto e prodotto una disaffezione politica dei cittadini.
Matteo Renzi è una delle massime espressioni di questo processo degenerativo: dopo aver trascinato verso la sconfitta il più grande partito progressista italiano, lo ha abbandonato in macerie.
Oggi ci regala questa crisi di governo nel momento più delicato per l’Italia, in piena pandemia mondiale. Le sue azioni non sono volte al bene collettivo, ma ad un mero interesse personale. Renzi con il suo 2% riporta al centro del dibattito la sua figura e il suo partito, consapevole della natura stagnante dei propri consensi.
Incuranti dalla tragedia nazionale cadenzata ogni giorno da migliaia di contagiati e centinaia di morti, da migliaia di posti di lavoro in pericolo o già persi, Italia Viva e soprattutto il proprio leader Matteo Renzi decidono di far ballare l’Italia sul Titanic. Siamo convinti che se le questioni fossero di merito le soluzioni si sarebbero potute trovare, e invece le donne e gli uomini di questo Paese sono presi in ostaggio da un gruppetto di politici che alla stabilità preferisce la crisi, nel momento più drammatico della nostra storia recente.
Nel suo esercizio la politica dovrebbe essere sempre orientata al miglioramento delle condizioni materiali e morali della collettività e non essere influenzata da interessi particolari, o peggio dalla bramosia dei singoli.
#6000Sardine