NORD E SUD

0
38
provenzano

“Il Nord frenerà il neostatalismo e l’assistenzialismo che vorrebbe il Sud”, scrive oggi Panebianco contro i “finti” keynesiani, mentre facciamo quotidianamente i conti con decenni di smantellamento dello Stato e del pubblico, e per il Sud siamo impegnati a rilanciare soprattutto investimenti e interventi per il lavoro produttivo, il contrario dell’assistenzialismo, anche nella consapevolezza che le misure “tampone”, generose ma necessarie, come la cassa integrazione o i prestiti alle imprese, sono andate in gran parte al Nord.

“Vi occupate troppo del Sud”, “Se non riparte la locomotiva, non riparte il Paese”, “Ora che non lo fa più la Lega, ripartiamo del Nord, che è l’area più europea”, dicono da giorni illustri esponenti del mio partito (o insomma di area), dopo decenni di aggravamento dei divari territoriali che hanno spezzato le gambe all’Italia e di rimozione politica (anche a sinistra) della questione meridionale, evidentemente alcuni considerando il Sud meno europeo (o più africano?) e meno “meritevole” di attenzione.

La lettura dei divari territoriali ci dice in realtà che il Nord non è solo le grandi e ricche città, per questo ci occupiamo di periferie e aree interne in tutto il Paese, e che forse proprio la sottovalutazione di tali fratture ha dato spazio alla Lega. Mi chiedo quale sia il senso, oggi che le classi dirigenti leghiste manifestano gravi limiti nel governo di alcune aree (su quelle meridionali c’è invece una letteratura sterminata, cui alcuni di noi hanno contribuito anche con le loro battaglie politiche), di alimentare una contrapposizione tra Nord e Sud, di rispolverare la vecchia idea della locomotiva coi vagoni al traino, quando l’impegno di molti di noi è di riaffermare l’interdipendenza tra le aree, di far ripartire tutti i motori interni perché solo così (è chiaro, ormai, dalla Banca d’Italia in giù) riparte l’Italia.

Per me, è sempre più chiaro che dobbiamo andare avanti. Discutiamo pure di tutto questo, con serietà e rispetto, è essenziale: la stessa Commissione europea ci invita nel nostro piano nazionale a mettere al centro la coesione territoriale. Ma siamo noi, specialmente la sinistra, a dover andare avanti con maggiore determinazione. Perché il nostro meridionalismo (come in altre epoche fu anche quello di grandi settentrionali, padri della Patria), così come il nostro impegno per colmare i divari territoriali (periferie e aree interne, al Nord o al Sud), è tensione all’unificazione nazionale, reciprocità di rapporti tra Nord e Sud, promozione di uguali diritti, proiezione euromediterranea del Paese, via d’uscita dalla crisi italiana ed europea con più sviluppo e giustizia.

Peppe Provenzano