Se usiamo intelligenza e con la dovuta attenzione valutiamo l’importanza delle scelte che effettueremo
Qualunque sia il nostro voto avremo inteso al meglio il nostro diritto-dovere di concorrere al benessere della nostra comunità e, dunque, anche alla tutela dei nostri diritti individuali e sociali.
Se, al contrario, eserciteremo il voto con superficialità e rassegnazione, se affronteremo la prova come se avessimo di fronte un atto banale ed irrilevante come scegliere se è meglio indossare una maglietta blu od arancione sotto un maglione che coprirà la stessa, allora non avremo il diritto di esprimere alcuna critica, alcun lamento per le conseguenze del nostro voto.
Ricordo che lo Stato si interfaccia col cittadino nell’istituzione più vicina allo stesso, e che questa non può che essere il Comune appunto. È col sindaco o con l’assessore che discuteremo di tanti problemi che investiranno la nostra vita quotidiana, è con l’ente locale più vicino al nostro vivere di ogni giorno che si deciderà l‘aliquota IMU o il degrado o il recupero di un quartiere.
Ciò implica il diritto-dovere di usare la nostra intelligenza e darle voce per provare ad essere noi in primis responsabili delle soluzioni dei problemi, e non i semplici “lamentatori seriali”. Partecipare significa mettere se stessi a disposizione del gruppo, della comunità, e non esacerbare gli animi indicando il negativo senza studiare la soluzione del problema.
Buon voto quindi, che sia responsabile e convinto, informato e libero. Altrimenti sarà esercizio di sudditanza, di rassegnazione alla mafiosità di prassi inveterate che producono stabilizzazione del potere e soffocamento delle persone.
Forza!



