Oggi è il 28esimo anniversario della firma del trattato di #Maastricht, l’atto fondativo dell’Unione Europea

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In questi tempi è più che mai complicato essere europeisti, non fosse altro perché, troppo spesso, la stessa Unione e suoi apparati finiscono per cedere agli interessi nazionali e offrire il fianco agli attacchi dei poteri sovranisti.

Uno degli aspetti che più spesso sentiamo criticare è l’attività regolatoria e normativa con cui la Commissione e il Parlamento “ostacolano” la normale attività dei singoli Stati. Ma come si può pensare di affrontare le sfide della contemporaneità (gli equilibri internazionali, lo sviluppo tecnologico, i liberi scambi commerciali), da soli?

A volte immagino di trovarmi a parlare davanti a una platea di sovranisti, e mi chiedo cosa potrei loro dire quando io stessa ho tanti dubbi e critiche da fare. Ma poi penso che, al di là delle tante imperfezioni della realtà, la politica deve essere capace di dare una visione. E quindi chiederei a loro: qual è la vostra visione? Quella di tanti popoli chiusi in se stessi che sempre di più si impoveriscono? L’Europa divisa, ce lo dicono la storia e l’economia, era un continente martoriato da guerre, disparità sociali, emigrazioni di massa.

Quale sarebbe il destino delle nostre nazioni nella competizione con altri popoli più affamati, più coraggiosi, spinti dall’ansia per il futuro quando invece voi guardate con nostalgia a un passato non più sostenibile?
La nostra Unione Europea è forse la più imperfetta che potevamo realizzare, ma è l’unica possibile.

Nella foto vedete la targa esposta (che poi è un muro firmato!) al ristorante del Chateau Neercanne a Maastricht, dove è stato firmato il trattato.

Giulia Pastorella