Oggi è il Giorno della Memoria dell’Olocausto

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76 anni fa, Il 27 gennaio 1945, i soldati sovietici entrarono per la prima volta nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Martynushkin, uno dei primi cinque ad arrivare sul posto, così raccontò il primo incontro con i prigionieri:
“Non sapevamo chi fossero quelle ombre, ma loro ci avevano riconosciuto e ci salutavano. Agitavano le mani con lentezza, quasi timidamente […] Ci siamo avvicinati, li abbiamo guardati, erano magri, molto magri, degli scheletri che si muovevano, solo gli occhi parevano avere un barlume di vita. Si erano messi addosso di tutto: coperte, vestiti stracciati, vecchi cappotti qualunque cosa potesse scaldarli un po’. Era una visione orribile e loro ne erano consapevoli. Ho capito che volevano darci il benvenuto, che ci avrebbero abbracciato volentieri ma li tratteneva il pudore e l’imbarazzo. Si vergognavano di loro stessi, di come erano ridotti. Così solo gli occhi si sono mossi, hanno cercato i nostri e li hanno incontrati”.
Oggi è il Giorno della Memoria dell’Olocausto. Mi sono sempre chiesta che cosa potesse portare a tanto orrore e se davvero un’atrocità del genere possa un giorno ripetersi. Nella corposa letteratura sulla Shoah esistono tante risposte, ma non esiste la risposta ultima. Perché rimane impossibile accettare ciò che è accaduto, impossibile non rifiutarlo.
La giornata di oggi serve anche a questo: a trasformare l’indignazione nell’impegno a diffondere il ricordo, a combattere l’indifferenza, a contrastare l’odio, l’antisemitismo, il razzismo, qualsiasi forma di intolleranza.