Oggi gli scenari politici cambiano in fretta

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E cambieranno ancora nei prossimi mesi. Il 2020 si apre con la crisi inarrestabile del Movimento 5 Stelle, che potrebbe presto implodere, o nella migliore delle ipotesi ridimensionarsi nettamente. Era prevedibile, un partito anti-sistema privo di una base ideologica e valoriale, una volta al governo si sgonfia. E in fretta. L’ubriacatura nichilista, anti-politica e forcaiola è fortunatamente passata. Gli italiani cercano proposte e non più proteste.

Il primo partito oggi resta la Lega, che le proposte le fa, ma sbagliate. Salvini parte da una prospettiva isolazionista, da “noi contro il resto del mondo”. Questo crea un cortocircuito (il cortocircuito sovranista di cui parlo da tempo) tra interessi di bottega geopolitici che alla resa dei conti si vanno a scontrare (si veda i dazi americani sul nostro made in Italy alimentare, o la posizione in Europa dei sovranisti di Visegrad contro la flessibilità di bilancio italiana). E l’Italia è troppo piccola nel mondo per pensare di risolvere tutto facendosi i fatti suoi. Sarà un caso ma la Lega, pur rimanendo ancora primo partito, registra comunque un calo di consensi e soprattutto ha finito quella spinta propulsiva che fino ad agosto sembrava non fermarsi mai. In 5 mesi Salvini ha perso dieci punti percentuali (era al 40% prima della “sbronza” papeetiana). Ribadisco, gli scenari possono mutare in fretta. Certo cresce la Meloni, che quantomeno rispetto alla Lega teorizza un sovranismo meno caciarone e confuso e più coerente.

Tuttavia i sovranismi populistici – in presenza di una reale e seria alternativa – andranno presto in difficoltà. Proprio per i motivi che ricordavo sopra: nel mondo globalizzato il cieco protezionismo è insostenibile. Sia chiaro, non spariranno, ma s’indeboliranno. Per questo insisto che va organizzata, unita, definita quell’area liberale non sovranista e non di sinistra che oggi è già presente in Italia ma è suddivisa in 3-4 partitini un po’ per gelosie e un po’ perché, forse, fino a oggi i tempi non sono stati maturi per una federazione liberale. Ma “il particulare” di ognuno va accantonato e serve una visione più alta e più ampia. Quell’area a livello elettorale vale almeno il 15-20%. E in un sistema elettorale e parlamentare che si preannuncia proporzionale quei numeri possono essere determinanti.