Oggi non viene su soltanto il pilone di un ponte

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Con quella colata di calcestruzzo viene su l’orgoglio di una città ferita che ha reagito e che noi abbiamo aiutato a risollevarsi. Viene su ed emerge la capacità del nostro Paese di fare sistema, mettendo assieme pubblico e privato, per perseguire e raggiungere un obiettivo che sembrava impossibile: ridare così in fretta un grande ponte a Genova, costruirlo in tempi rapidi mentre noi risolvevamo i problemi dei cittadini senza casa, delle imprese e dei lavoratori in difficoltà. E lo facevamo con una tempistica di reazione che mai si era vista negli ultimi decenni.
Al netto del costo del ponte, abbiamo impegnato circa 750 milioni di euro per Genova. Uno sforzo che la città meritava tutto dopo quel terribile 14 agosto. Lo meritavano le vittime di una tragedia assurda. Lo meritavano i parenti, gli abitanti della zona rossa, chi lavora qui. Tutti i genovesi.
Chi deve pagare pagherà per quanto accaduto. Il Governo non ha mai abbassato e non abbasserà mai il livello di attenzione. Tutti noi siamo da quel 14 agosto ancora più vicini alla città. Io ho incontrato più volte i residenti della zona rossa, li ho ascoltati, ho provato a rispondere alle loro domande, alle loro legittime paure e inquietudini. E alla fine i loro sorrisi e il loro sollievo rappresentano il regalo più bello per me.
Le eccellenze italiane pubbliche e private del settore costruzioni stanno facendo il resto. È incredibile vedere come si stanno tenendo assieme l’esigenza imprescindibile di rapidità, la tutela dell’ambiente e i presidi di legalità, con controlli comunque penetranti rispetto alle imprese coinvolte in questa ciclopica sfida.
Ora si tratta di proseguire, perché la strada è ancora lunga. Si tratta di fare presto e di consegnare nei tempi previsti alla città e all’Italia il ponte tra un passato recente fatto di dannata, colpevole incuria e un futuro di efficienza e bellezza.
Il ponte tra ciò che eravamo e ciò che vogliamo e possiamo essere.
Grazie, Genova.