OGNI MESE 600 MILIONI DI EURO VANNO AL REDDITO DI FINTA CITTADINANZA

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UN GOVERNO ASSENTE ANCHE PRIMA DELLA CRISI STA CONSEGNANDO ALL’ANTISTATO CRIMINALE OLTRE 20.000 AZIENDE, MA OGNI MESE 600 MILIONI DI EURO VANNO AL REDDITO DI FINTA CITTADINANZA

IVANO TONOLI, SEGRETARIO DI UNIONE CATTOLICA: PIENA VICINANZA AL PENSIERO DEL PROCURATORE ANTIMAFIA GRATTERI IL QUALE HA DEFINITO UMILIANTE LA CIRCOSTANZA DI GRANDI BOSS CHE PRENDONO IL SUSSIDIO GRILLINO GIRANDO IN SUV E BUSSANDO ALLE ATTIVITA’ IN CRISI MENTRE I RISTORATORI SONO SENZA RISTORI E I LAVORATORI SENZA SALARIO NE’ RISPARMIO

IL COSTO DI LEGISLATURA DI UNA MISURA ECONOMICA INIQUA, INGIUSTA E UTILE SOLO AI PROFITTATORI, COME LA FOLLIA VOLUTA DA CONTE E DA DI MAIO, E’ PARI ALLA SPESA CHE SERVIREBBE PER ISTITUIRE IL FATTORE O PANIERE FAMIGLIA, OSSIA 26 MILIARDI DI EURO CON I QUALI SI POTREBBE INTERVENIRE SUI REDDITI MEDIO-BASSI, SOSTENENDO LA NATALITA’ E IL LAVORO E RENDENDO IL SISTEMA FISCALE AUTENTICAMENTE PROGRESSIVO NEI CONFRONTI DI CHI HA DI PIU’, NON COME OGGI DI CHI HA DI MENO O NON HA PIU’ NULLA

Ha perfettamente ragione il giudice antimafia Nicola Gratteri, e noi siamo con lui pienamente: non vi è nulla di più umiliante che vedere un grande boss o un finto nullatenente girare in suv mentre ogni mese va a ritirare il reddito di finta cittadinanza, e di vera delinquenza e nullafacenza, reddito o meglio sussidio assistenzialistico che ogni giorno balza agli “onori” delle cronache di polizia giudiziaria per la ininterrotta sequenza di scandali e di abusi svelati da inchieste, indagini e accertamenti.

Un capitolo fra i più indecenti e allo stesso tempo fra i più emblematici della parabola populista e pauperista a 5 stelle, che costa 600 milioni di euro al mese pagati dai pensionati con l’assegno Inps bloccato, dai ristoratori in attesa dei ristori e dai lavoratori in attesa di integrazione salariale. Pagati dai padri e dalle madri di famiglia, perché il costo di legislatura della follia voluta da Conte e da Di Maio ammonta a 26 miliardi, ossia la spesa che – nelle varie ipotesi formulate da Forum Famiglia, autorevoli centri studi indipendenti e associazioni cattoliche – servirebbe a istituire e a basare solidamente nel nostro Paese il Fattore o Paniere Familiare, con il risultato di abbassare l’onere della tassazione diretta sulle classi sociali e professionali intermedie, sui redditi fissi medi e medio-bassi, incentivando la natalità e rendendo autenticamente progressivo il sistema fiscale nei confronti di chi ha di più e non, come invece accade oggi, di chi ha di meno o addirittura non ha più nulla.

Sarebbe bastato, nel 2018, da parte di Conte e Di Maio, ascoltare i campanelli di allarme che provenivano dalle autorità giudiziarie e di polizia tributaria e che segnalavano fin dalle origini rischi di abusi che avrebbero potuto riguardare ben 7 casi su 10.

Adesso, proprio per questo eccesso di arroganza e di supponenza in capo ai populisti, ci troviamo con boss, spacciatori, trafficanti e picchiatori fra i percettori del sussidio, mentre un numero altissimo di ristoratori, baristi, agenti di viaggio e albergatori, magari perseguitati e taglieggiati proprio dai primi, sono nel mirino di coloro che vorrebbero rilevare sottocosto e in contanti le attività. Solo relativamente alle società di capitali, Spa e Srl, l’istituto Cerved ha calcolato che se prima della pandemia erano oltre 7000 le attività di queste quattro categorie nel mirino dei boss, adesso il loro numero si è pressoché triplicato. Il report redatto da tale centro studi non tiene conto della miriade di ditte individuali e di società di persone familiari la cui fragilità finanziaria e fiscale le espone in misura analoga se non maggiore allo stesso tipo di minacce.

Tutto questo mentre un governo dimissionario oggi, ma già assente prima, si appresta a varare l’ennesimo decreto Ristori che si basa principalmente sul principio del credito d’imposta al fine di non contravvenire ai diktat di un’Europa solidale a parole ma che nei fatti ha mantenuto in piedi il fiscal compact e il patto di stabilità: come bene argomentato dal Presidente dell’associazione nazionale dei Consulenti del lavoro, se non viene accompagnato da una congrua quota a fondo perduto, o da un sostanzioso aumento delle garanzie pubbliche finalizzate a incentivare la concessione di finanziamenti bancari in pre ammortamento, a che serve un puro e semplice credito d’imposta se non si ha la possibilità materiale di effettuare investimenti?

Con l’attuazione del programma dei “Cattolici Uniti per benedire un’Italia nuova”, relativamente ai capitoli relativi al Paniere familiare e al sostegno alla piccola e media impresa turistica, artigianale e commerciale, ripartendo equamente lo stanziamento di legislatura pari a 26 miliardi di euro, il costo quinquennale del reddito di finta cittadinanza, si sarebbero potuti dedicare 13 miliardi per l’attuazione del primo pilastro del Fattore Famiglia, accrescendo l’area di esenzione iniziale e riducendo il carico dell’aliquota netta sui redditi dei nuclei familiari naturali con figli a carico – così da garantire una reale progressività sugli scaglioni più alti secondo il modello tedesco – e altri 13 miliardi per sottrarre decine di migliaia di attività alla morsa dei boss. Diversi dei quali magari alla porta del ristoratore in crisi bussano minacciosamente mentre in tasca hanno il famigerato “reddito”.