Ogni settimana la Trota autoctona del Lago D’Idro arrivava alla casa Savoia

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tratto da “L’ultima fila in alto”

Gianluca Bordiga ha scritto “L’ultima fila in alto”, libro autobiografico che uscirà prossimamente. È un armoniosa narrazione, dai tratti romanzati ma appoggiati sulla realtà, che cattura il lettore, per gli episodi di gioia e di strazio che contiene. L’autore in questo suo primo libro espone una storia dall’arco temporale di novantotto anni; dalle drammatiche tribolazioni dell’inizio del ventesimo secolo, fino ai giorni nostri, portando così alla conoscenza collettiva il perseverante impegno suo e di tanti amici e collaboratori per il riscatto ambientale e antropologico della terra natia, bella, disagiata, ricca di natura. Siamo alla fine degli anni ’90. Gianluca pensa ad una intervista all’ultima memoria storica vivente dell’attività della ricca pesca sul Lago D’Idro, che si praticava fino ai primi anni ’50, il Berto detto Melia, di Anfo, all’anagrafe Alberto Bonardi, figlio dell’unico commerciante di pesce sul Lago D’Idro, il vecchio Melia, scomparso ormai da tanti anni. L’intervista viene organizzata dalla Pro Loco, di cui Gianluca è Presidente, per divenire anche una pubblica testimonianza, di fatto una conferenza di carattere squisitamente culturale. Il luogo dove tenerla, è stato scelto il Teatro Santa Croce, cento metri dentro il territorio Trentino, adiacente all’antico Palazzo Caffaro dei Conti Lodron. È stato scelto quel Teatro perché è luogo abbastanza raccolto, non dispersivo, ed infonde un alone di solennità, data la storia stessa del Teatro che un tempo era la Chiesa dell’antico Conventino. Partecipa un pubblico numeroso; l’occasione è di salvare la memoria della storia recente del Lago, che viene quindi resa pubblica e nel contempo viene registrata per farne un video. Il Berto detto Melia è con Gianluca sul palco, risponde alle sue domande e narra con una efficace sintesi la storia del Lago nel secolo in corso, nei vari particolari del suo papà pescatore e commerciante del pesce del Lago d’Idro per lunghi decenni. Si cala con la memoria in quel tempo, illustrando su come lui da bambino, poi ragazzo, poi adulto lo ha aiutato man mano. Per decenni il vecchio Melia ha anche fornito la Trota lacustre, cosiddetta Trota Marmorata, ad una pescheria di Torino che a sua volta ogni venerdì serviva la Casa Savoia. La Trota lacustre, specie autoctona del Lago D’Idro, era la primaria ricchezza naturale di questo territorio; il valore commerciale era molto alto. Il Berto racconta un paragone che rende molto bene l’idea di quale valore avesse questa Trota. Un pescatore che vendeva 1 kg di Trota lacustre al suo papà, guadagnava a sufficienza per comperare un paio di scarpe. Il papà del Berto detto Melia, ovvero il vecchio Melia, era l’unico che acquistava il pesce da tutti i pescatori del Lago, e lo commerciava presso le varie rivendite vicine e lontane. La rivendita più importante, della quale il Berto conserva ancora le Bollette di consegna, era quella pescheria di Torino, una posta fissa di ogni settimana, dove mandava la pregiatissima Trota lacustre autoctona del Lago D’Idro. Il viaggio che doveva fare quel pesce era complicato, anche perché veniva sistemato in apposite casse di ghiaccio, ma arrivava sempre puntualmente a destinazione perché il vecchio Melia aveva le persone di fiducia lungo il viaggio, con dei precisi e delicati compiti di assicurare l’integrità della particolare merce.

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