Ogni volta che guardiamo un film “pirata”

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Oppure ascoltiamo musica “rubata”, oppure giochiamo a videogames scaricati illegalmente, o ancora leggiamo libri, quotidiani, periodici, persino fumetti diffusi per mezzo di canali che violano il copyright, mettiamo a rischio dei posti di lavoro. È importante essere consapevoli di questo. Perché dietro quei contenuti piratati c’è il grandissimo lavoro di tante persone che se ne va in fumo.

Il lavoro di autori e creativi, di scrittori e giornalisti, di tecnici del suono e della fotografia, di registi, di sceneggiatori, di programmatori e di tantissimi altri professionisti che come tutti noi mantengono sé stessi e le proprie famiglie grazie a quel lavoro. Il lavoro di una filiera immensa, che è quella del settore audiovisivo, dell’intrattenimento, della cultura, dell’editoria, dell’informazione e di tutto ciò che oggi è in grado di produrre contenuti multimediali che possono essere diffusi in rete.

Un tempo i formati e i supporti che la tecnologia poteva fornire erano materiali, visibili, come un dvd senza bollino Siae, o un cd non registrato. Insomma c’era la consapevolezza della contraffazione e l’evidenza di un corpo del reato. Oggi tutto va in rete. E le persone si ritrovano sempre più spesso ad usufruire di contenuti illegali senza nemmeno rendersene conto, arrivando a considerare il tutto “normale”.

Ma il danno procurato alla nostra società dalle organizzazioni criminali che si arricchiscono grazie alla pirateria è tutt’altro che normale, è devastante. La stima è di circa 1 miliardo di euro. Ma più dei numeri è importante comprendere il dramma dei posti di lavoro bruciati e delle famiglie che escono distrutte da questo sistema illegale.

Di tutto questo, e di come stiamo cercando di contrastare il fenomeno della pirateria introducendo nuovi strumenti repressivi, ho parlato oggi durante il webinar organizzato da FAPAV (Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali) sul tema “Industria, consumi culturali e comportamenti illeciti”, nel corso del quale è stata presentata l’indagine relativa al 2019 sulla pirateria audiovisiva in Italia, condotta dall’istituto di ricerca Ipsos.

Ringrazio gli organizzatori per l’invito a partecipare che mi è stato rivolto e colgo l’occasione per esprimere nuovamente la mia più sincera gratitudine a FAPAV per la sua costante attività di monitoraggio e segnalazione delle realtà che praticano la pirateria, e che minacciano sempre più non solo i lavoratori dell’indotto, ma anche gli stessi utenti e la nostra intera economia.