OLTRE LA VETRINA ROTTA

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Ogni tanto a Torino si apre uno scorcio sulle viscere della città che ci fa vedere cosa c’è sotto, cosa c’è aldilà delle ultime rendite generate dal lavoro negli anni del boom e dagli aiuti dello Stato, recenti e passati.
Era successo nel 2013 con il movimento dei forconi, è successo ieri.
Ieri per le strade, nella protesta variopinta e variegata, c’erano anche tanti giovani.
I ragazzi delle periferie impoverite e incattivite, quelle citate da tutti nei discorsi politico-elettorali, quelle che in realtà nessuno conosce davvero.

Non voglio in alcun modo difendere i gesti di rabbia violenta dei, variamente denominati, “delinquenti” o
“barbari” o “teppisti” che ieri hanno sfasciato le vetrine di qualche negozio di alta moda del centro storico o bruciato e distrutto l’arredo urbano. La violenza è sempre pericolosa, ma lo è altrettanto una politica che non vede in quelle azioni un monito su cui ragionare.

Vogliamo essere la politica che risolve i problemi o ci accontentiamo solo di non avere la vetrina rotta?

La pandemia probabilmente c’entra poco, c’entra nella misura in cui non fa che alimentare la totale mancanza di senso, di prospettiva, di ambizioni del modello escludente che vivono intere generazioni, il cui unico pane è stato il precariato e la disoccupazione, quando va bene, l’ignoranza e azioni spesso ai margini della legalità, quando va male.

Parliamo giustamente del sostegno che lo Stato dovrà riuscire a garantire alle categorie colpite dalle chiusure forzate per le restrizioni sanitarie, ma continuiamo a negare che viviamo in una società iniqua, dove a pagare le crisi sono sempre i più emarginalizzati.
Quando si alimenta la disuguaglianza sociale, prima o poi la bolla scoppia.

Ora, possiamo cedere lo spazio al caos irrazionale, e lasciare a chi punta a strumentalizzare queste proteste per destabilizzare di riuscire nel suo obiettivo, oppure possiamo cercare una risposta.
La mia è la redistribuzione del reddito.
Se non lo capiamo nemmeno ora che serve un nuovo modello di tassazione, che servono tutele certe per il lavoro e che serve un reddito universale non so proprio quando potrà essere il momento.

Valentina Sganga