Omicidio Vannini, parla Meluzzi: “Perché Vannicola dovrebbe mentire?”

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Novità sull’omicidio di Marco Vannini, ucciso in casa della fidanzata Martina Ciontoli il 17 maggio del 2015, potrebbero arrivare dalla Procura di Civitavecchia che ha iscritto nel registro degli indagati l’ex comandante della stazione dei carabinieri di Ladispoli Roberto Izzo, ipotizzando a suo carico i reati di favoreggiamento e falsa testimonianza. L’inchiesta è partita in seguito ad un servizio del programma televisivo Le Iene che ha intervistato un amico dell’ex comandante, Davide Vannicola, il quale ha riferito di aver saputo in confidenza dal militare che a sparare a Marco nel bagno della villetta di Ladispoli, sarebbe stato Federico Ciontoli, il fratello di Martina, e non il padre Antonio che si sarebbe assunto la responsabilità dello sparo proprio dietro suggerimento dello stesso Izzo. L’ex comandante ha negato tutto e ora saranno determinanti le testimonianze dei carabinieri che condussero con lui le indagini. L’inchiesta servirà quindi a capire se quanto raccontato da Vannicola ha riscontri oggettivi oppure no. Chi ha sempre espresso dubbi sul racconto di Antonio Ciontoli, che ha parlato di un colpo partito per sbaglio dalla sua pistola, è lo psichiatra e criminologo forense Alessandro Meluzzi che a Lo Speciale commenta la novità delle ultime ore. Una versione, quella fornita da Vannicola ascoltato dagli inquirenti, che sembrerebbe anche fornire una spiegazione all’eccessivo lasso di tempo fatto trascorrere dai Ciontoli prima di chiamare il 118 nonostante le condizioni di Vannini fossero apparse subito molto gravi. Ricordiamo inoltre che l’ultima sentenza d’Appello è sembrata sposare la tesi difensiva di Antonio Ciontoli riducendo a cinque anni la condanna a 14 anni pronunciata in primo grado.

La Procura di Civitavecchia ha aperto un’inchiesta sull’ex comandante della stazione di Ladispoli accusato di aver concorso con Antonio Ciontoli ad occultare la verità sull’omicidio di Marco Vannini. Secondo quanto riferito dal teste Vannicola, che ha riportato confidenze dello stesso Izzo, sarebbe stato Federico Ciontoli e non il padre a sparare al ragazzo. Ipotesi tutta da dimostrare ma a suo giudizio quanto credibile?

“Le dichiarazioni che Vannicola ha fatto sono di una gravità assoluta, se saranno provate porteranno ad un cambiamento radicale della verità processuale. Avremo una narrazione totalmente diversa rispetto allo svolgimento dei fatti e a come i fatti sono stati interpretati, e a questo punto anche un’idea di come questi stessi fatti siano stati occultati o peggio ancora depistati. Siamo in presenza di un racconto che dovrà essere accuratamente vagliato e dimostrato, ma che potrebbe essere veritiero per tutta una serie di motivazioni. E’ necessario quindi indagare a fondo, anzi direi che in questo caso l’indagine è doverosa nel momento in cui c’è una persona che si espone in questa maniera accusando pubblicamente dell’omicidio il figlio di Ciontoli e non il padre che si è assunto la colpa. Dichiarando addirittura di avere avuto queste informazioni dal comandante dei carabinieri che ha svolto le prime indagini”.

C’è chi dice: “Che motivo avrebbe avuto Vannicola di fare certe dichiarazioni rischiando, in caso dovessero rivelarsi false, un’incriminazione per calunnia o altri possibili reati?” Condivide?

“Se questo signore si è messo in gioco in questo modo deve essere convinto di ciò che dice, a meno che non si tratti di un pazzo o di un depistatore. E’ evidente quindi che di fronte ad accuse del genere non si può non indagare con la massima scrupolosità arrivando in fondo alla vicenda. Io personalmente non ho mai creduto alla versione fornita da Antonio Ciontoli, non l’ho ritenuta attendibile né dal punto di vista del movente, né della narrazione, né nella connessione logica dei fatti. Non possiamo essere certi che quello che questo teste racconta sia effettivamente vero, ma non possiamo avere nemmeno la certezza matematica che stia mentendo. E poi, che interesse avrebbe a mentire? Per questo è doveroso indagare su un racconto che, per quanto non ancora supportato da elementi certi, potrebbe avere una sua logica”.

C’è anche però chi obietta: “Perché Vannicola certe dichiarazioni le ha fatte in televisione e non presentandosi in Procura? E come mai a distanza di così tanto tempo dai fatti?”

“Appunto per questo serve indagare. E’ un dato di fatto però che questo signore ha rilasciato delle dichiarazioni molto circostanziate e completamente divergenti rispetto alle sentenze fin qui pronunciate. Poi personalmente non so spiegare perché sia andato a parlare di certe cose in televisione prima che dal magistrato. Anche questo dovrà essere chiarito dagli inquirenti. Tenga conto però che la magistratura ha il dovere di indagare anche qualora certe rivelazioni fossero fatte al mercato”.

Lei ha più volte dichiarato che in questa vicenda ci poteva essere un’altra verità. Vede confermati oggi i suoi sospetti?

“La ricostruzione ufficiale dei fatti non mi ha mai convinto e sotto nessun aspetto. Inoltre ho sempre sospettato che sulla scena del delitto vi possa essere stata una carenza di adeguati approfondimenti tecnici. Oggi alla luce degli ultimi sviluppi sono ancora più convinto che le cose in quella casa possano essere andate diversamente. Ma naturalmente sta agli inquirenti trovare le prove”.

Fanno bene dunque i genitori di Vannini ad insistere nella ricerca di una verità che molti pensano diversa dagli esiti processuali fin qui conosciuti?

“Non bisogna cercare una verità, ma la verità. Non servono verità costruite sui desiderata dell’opinione pubblica ma basate unicamente sulle prove. Quindi se la ricerca della verità richiede maggiore impegno, maggiore tempo, maggiori sforzi investigativi io credo che sia necessario non lasciare nulla di intentato e battere tutte le piste possibili”.