Ong più potenti del coronavirus: la Sea Watch va a Messina. Musumeci: “Si cerchi un altro porto”

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“In un contesto di allarme come quello attuale, suona come una sfida al popolo siciliano pensare di fare sbarcare altri 194 migranti in Sicilia”. All’indomani dell’assegnazione di Messina come porto sicuro per la Sea Watch, il governatore sicialiano, Nello Musumeci, rivolge un fermo appello al governo affinché la decisione sia rivista. La Sicilia, infatti, è fra le regioni che contano alcuni contagiati per il coronavirus – tre allo stato attuale. E si ritrova già alle prese con la quarantena e i ricoveri in ospedale dei 274 migranti sbarcati a Pozzallo domenica.
Musumeci: “Una sfida al popolo siciliano”

“Faccio appello al presidente Conte: dal governo regionale siciliano è arrivato finora un responsabile atteggiamento rispetto alla gestione unitaria di questa emergenza. Ma serve reciprocità“, ha avvertito Musumeci. “Avevo chiesto ieri e ribadisco oggi. In un contesto di allarme come quello attuale, suona come una sfida al popolo siciliano pensare di fare sbarcare altri 194 migranti in Sicilia. Una quarantena a bordo è indispensabile o, se le autorità ritengono che la nave non lo consenta, si interloquisca con le autorità competenti e – ha aggiunto Musumeci – si diriga in altri porti”.

Sea Watch rilancia: “In arrivo altre navi da soccorrere”

La Sea Watch ha a bordo 194 migranti salvati nei giorni scorsi al largo della Libia. La designazione di Messina come porto sicuro è arrivata nella tarda serata di ieri, dopo il consueto braccio di ferro che ha coinvolto anche Malta e l’Ue. È stata poi la Ong, durante la notte, a rilanciare la notizia. “Sea watch ha finalmente un Pos. Navighiamo ora verso Messina, felici di portare le persone soccorse a terra”, ha twittato la Ong, che però non si è limitata a questo. Sea Watch, infatti, ha lanciato un avvertimento che fa profilare all’orizzonte altri sbarchi. “Altre due imbarcazioni sono in difficoltà al largo delle coste libiche. Chiediamo a tutte le autorità competenti di intervenire immediatamente. Non abbandonatele in mare”, ha scritto il team della Ong, con buona pace della nostra emergenza sanitaria interna.