Onu: riflettori puntati sulle politiche postnatali e contro la violenza sui bambini

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L’Unicef e l’ufficio del rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per il target 16.2 hanno pubblicato due importanti rapporti. Urge aumentare il congedo di maternità nei Paesi a basso reddito. 2/8/2019

Nei giorni dell’High level political forum di New York sono stati pubblicati due importanti Rapporti che riguardano il mondo dell’infanzia e delle politiche familiari dedicate alla fase post nascita. “Family-Friendly Policies: Redesigning the Workplace of the Future” contiene le raccomandazioni Unicef per migliorare le politiche familiari nelle fasi successive all’arrivo di un figlio.
“Keeping the Promise: Ending Violence Against Children” è il Report dell’ufficio del rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite dedicato al Target 16.2 che chiede di eliminare ogni forma di abuso, sfruttamento, traffico e tutte le forme di violenza e tortura contro i bambini.
“Non esiste un momento più critico nella vita dei bambini dei loro primi anni”, ha dichiarato Henrietta Fore, direttore esecutivo Unicef, “motivo per cui abbiamo bisogno di un cambiamento nel modo in cui aziende e governi investono in politiche familiari, che rafforzi il legame tra genitori e figli e favorisca lo sviluppo dei piccoli. Potremmo cogliere grandi benefici economici e sociali”.
In molte parti del mondo, afferma il Rapporto, molti genitori non dispongono di politiche adeguate come il congedo parentale, le pause per l’allattamento, assistenza di qualità all’infanzia. Secondo l’Unicef, aumentare di un mese il congedo di maternità retribuito nei Paesi a basso e medio reddito, riduce i tassi di mortalità infantile del 13%. Il congedo parentale di sei mesi aiuta a promuovere l’allattamento, abbassa i tassi di turnover aziendale, i costi di assunzione e di formazione del nuovo personale. Applicando queste politiche, si potrebbe favorire la crescita del Pil pro capite tra il 10% e il 20%.
L’allattamento al seno riduce i tassi di malattia nei bambini, migliora i risultati cognitivi e le madri, evidenzia il Rapporto, soffrono meno di depressione postnatale.
I servizi di assistenza all’infanzia permettono ai genitori di conciliare al meglio i tempi di lavoro e vita famigliare. Di contro, i bambini che ricevono tali servizi sono più sani, rimangono a scuola più a lungo, hanno una migliore capacità di imparare e guadagni maggiori in età adulta.
La mancanza di queste politiche di base, conclude il Rapporto, compromette la capacità dei genitori di legarsi ai loro bambini nella prima fase della vita. Urgono maggiori investimenti nelle politiche, riprogettare i luoghi di lavoro, favorire la produttività e l’emancipazione delle donne, consentendo ai genitori di garantire ai loro figli il miglior inizio di vita possibile.
Maggiori investimenti nelle politiche sono richiesti anche dal secondo Rapporto diffuso nei giorni dell’Hlpf, dedicato alla violenza sui minori. Ogni cinque minuti, dichiara il Report, da qualche parte del mondo un bambino è vittima di violenza. Discriminazione, povertà, disabilità, differenza di genere sono alcuni dei fattori di rischio più rilevanti. Potenzialmente ogni bambino è vulnerabile con conseguenze che possono ripercuotersi in età adulta, fino a tramandarle ai propri figli.
Sono più di 800 mila i bambini consultati in vista dell’Agenda 2030 che hanno indicato la violenza come principale preoccupazione. Risultato condiviso da 170 mila giovani coinvolti da un sondaggio online dell’Unicef su rifugiati e migranti.
A 30 anni dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia, sottolinea il Rapporto, è giusto evidenziare i progressi compiuti nella lotta alla violenza contro i bambini. Progressi che rappresentano la base da cui partire per migliorare, obiettivo che ruota attorno a cinque settori chiave: rafforzare i quadri giuridici e politici, rinforzare i sistemi di protezione, migliorare l’acquisizione dei dati, allargare le partnership e dare più voce ai bambini.
In tutto il mondo gli Obiettivi di sviluppo sostenibile hanno invitato ad agire, attuare protocolli e migliorare le politiche. Quasi 100 Paesi hanno messo in campo politiche in grado di prevenire e rispondere alle violenze contro i bambini, e circa 60 Paesi hanno una legislazione più specifica e dettagliata per vietare la violenza in tutte le sue forme, ovunque, anche a casa e nelle scuole.
Le scuole possono essere catalizzatori importanti per affrontare il problema; in Kirghizistan e in Serbia, il programma School without violence è stato efficace nel sensibilizzare gli insegnanti sull’argomento. In Giordania, il programma Ma’An (Insieme) verso un ambiente scolastico sicuro, ha contribuito a ridurre le punizioni corporali nelle scuole. In America Centrale, una rete che riunisce bambini, genitori, insegnanti, aiuta i più piccoli a imparare come proteggersi dagli abusi online.
Nel tempo, continua il Rapporto, gli sforzi compiuti a livello internazionale hanno dato i loro frutti. Iniziative come la campagna Unicef #ENDviolence, e il progetto dell’Organizzazione mondiale della sanità “Inspire: Seven strategies for Ending Violence Against Children” hanno stimolato il dibattito e contribuito all’azione in molti Paesi e comunità.
Ma non basta. Il Rapporto sottolinea la necessità di migliorare i servizi di consulenza e di segnalazione, rendendoli accessibili a tutti, soprattutto ai minori, e aggiunge una nota di cautela: i Paesi che rafforzano i servizi di protezione dell’infanzia devono essere ben preparati per un’ondata di segnalazioni. In Serbia, ad esempio, il miglioramento dei sistemi nazionali ha portato ad un aumento del 92% dei casi di violenza segnalati.
Da solo, conclude il Rapporto, nessun individuo, comunità e organizzazione potranno porre fine alla violenza contro i bambini: il partenariato è fondamentale. L’Agenda 2030 ha dato uno slancio a questo processo. Partenariati come l’Alleanza 8.7, il Global Youth Partnership for the Sustainable Development Goals, la Task force globale sulla giustizia e il Forum della società civile per porre fine alla violenza contro i bambini sono alcuni dei partenariati che a livello globale hanno raggiunto obiettivi importanti.
Dove le persone e le organizzazioni lavorano assieme, conclude il Rapporto, ci sono evidenti progressi. È necessario agire, iniziare con leggi e politiche forti, supportate da azioni concrete. Partire da ciò che funziona su piccola scala, supportarlo con risorse adeguate e impegno sincero, può prevenire la violenza sui bambini di tutto il mondo.

di Tommaso Tautonico