Ops, s’è dissolta anche Forza Italia

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È carica di elettricità l’aria dentro Forza Italia, e non c’entra la prima perturbazione autunnale che è arrivata. Il risultato delle regionali e la vittoria del sì al referendum hanno creato il panico tra i parlamentari e i dirigenti, il partito viaggia su percentuali che spaventano tutti, a maggior ragione se si considera che il taglio degli eletti renderà ancora più difficile rientrare in Parlamento per gli oltre 150 attuali deputati e senatori.

Una paura che serpeggia da tempo dentro al partito e che adesso fa montare l’insofferenza verso i “fedelissimi” di Silvio Berlusconi, da Antonio Tajani a Licia Ronzulli: «Visto le dichiarazioni di oggi? – commenta uno del cerchio stretto – stanno preparando l’assalto a Tajani e a tutti noi…». In effetti, se Silvio Berlusconi resta in silenzio – limitandosi a telefonare ai dirigenti del partito per provare a rassicurarli – qualcuno comincia ad alzare la voce. Lunedì si era fatto sentire solo Osvaldo Napoli, vicino a Mara Carfagna. Ma ieri Paolo Russo, campano, anche lui vicino alla Carfagna, ha alzato ancora i toni, per criticare la scelta di Caldoro come candidato presidente: «Hanno usato logiche tribali…», attacca.

Ma si fa sentire anche Micaela Biancofiore: «Forza Italia è andata contro la volontà degli elettori. Come ho già detto al presidente Berlusconi, squadra perdente si cambia!». Le capigruppo, anche per il ruolo che ricoprono, usano toni più pacati, ma segnalano comunque che le cose non vanno. Mariastella Gelmini chiede di «avviare una riflessione» su «risultati che non soddisfano pienamente, valorizzando la vocazione liberale, riformista ed europeista del nostro movimento».

E Anna Maria Bernini parla di «risultato in chiaroscuro». Per Deborah Bergamini, poi, «un centrodestra a trazione salvinista o meloniana non ce la fa a sfondare. Siamo noi che manchiamo: i moderati. Serve una forza moderata, liberale e popolare». La Ronzulli replica tra le righe, ringraziando chi si è impegnato in campagna elettorale e sottolineando che «molti, purtroppo non tutti, si sono impegnati giorno e notte».

E tra quelli che non si sono impegnati, è il messaggio, ci sono tanti di quelli che ora criticano. Berlusconi per ora cerca di evitare l’occasione per rese dei conti interne. Il leader ha ammesso con qualcuno che per Forza Italia «percentuali sotto le due cifre non sono all’altezza della nostra storia». Ma per ora non intende cedere alla richiesta di processare i fedelissimi. Però, commenta un dirigente, «non si può continuare a dire “va tutto bene, madama la marchesa”».                                                                      (Alessandro Di Matteo – la Stampa)