Parigi val bene una lotta. E Roma?

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Alcune migliaia di vigili del fuoco francesi hanno sfilato contro la riforma delle pensioni e più in generale per chiedere un migliore trattamento economico, più mezzi e più tutele. Una protesta cominciata nel giugno 2019, passata attraverso una prima giornata di cortei e incidenti il 15 ottobre, e giunta a conclusione proprio martedì 28 mentre i pompieri si facevano manganellare tra République e Nation, negli uffici di place Beauvau il ministro dell’Interno Christophe Castaner ha raggiunto un accordo con i sindacati accogliendo in gran parte le loro richieste. Il governo si è impegnato ad aumentare «l’indennità fuoco», che era ferma al 19% del salario-base dagli anni Novanta e che dall’estate prossima salirà al 25%. In deroga al «regime universale» del nuovo sistema pensionistico, i pompieri inoltre dovrebbero conservare il meccanismo attuale che consente loro di andare in pensione a 57 anni (invece che a 62).
Fin qui la Francia. E l’Italia? Ebbene, a eccezione della sola USB qui i sindacati firmano un contratto, soltanto economico, che sancisce che chi ha meno di 14 anni di servizio non rischia nulla; quindi non prende neanche un bicchiere d’acqua.
Qui bisogna aspettare che il dipartimento faccia una delle sue solite uscite; poi il ‘sindacato giallo’ farà la sua parte da clown firmando tutto in nome della equiparazione tra gli stipendi dei dirigenti e quelli degli imprenditori.
Noi di USB in perenne lotta contro le politiche europee che impongono ai vigili del fuoco di essere il fanalino di coda dei diritti, tra flash mob, cortei, occupazioni del Viminale e scioperi sogniamo il giorno in cui i pompieri comprendano che la lotta paga sempre. Come Francia dimostra.