Parrini: “Pd contrario all’elezione diretta del premier”

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Dario Parrini, capogruppo del Pd in commissione Affari costituzionali, non vi mai bene quando parla Renzi. Neppure sulle riforme?
“No, davvero non è così. Ma tutto quello che per mesi i capigruppo renziani, Maria Elena Boschi e Davide Faraone hanno sostenuto al tavolo di maggioranza, e certo parlavano a nome suo, e che abbiamo condiviso fino ad arrivare alla legge elettorale proporzionale con soglia al 5%, sembra così gettato via”.
In pratica una sconfessione?
“Le riforme proposte da Renzi dividono la maggioranza”.
Perché sono divisive?
“Su una legge elettorale maggioritaria non sono d’accordo i 5Stelle, né Leu e la stessa Italia Viva è stata tra i primi a dire di no”
E il Pd?
“Lo stesso Pd non è mai stato per l’elezione diretta del premier. Tant’è che lo stesso Italicum, la legge elettorale con il doppio turno di coalizione, adottata nel 2015 e poi affondata con il no alla riforma costituzionale di Renzi, non prevedeva affatto mutamenti costituzionali e non toccava i poteri del presidente della Repubblica”.
Quindi il Pd ritiene che Renzi stia picconando l’intesa sul proporzionale?
“La proposta del cosiddetto sindaco d’Italia, ovvero l’elezione diretta del premier si porta dietro l’eliminazione dei fondamentali poteri del presidente della Repubblica, come la nomina del presidente del Consiglio e lo scioglimento anticipato delle Camere, e non regge con un sistema elettorale proporzionale. Lei ha mai visto nei Comuni una legge elettorale proporzionale? E il presidente della Repubblica in quel caso diventa un quasi soprammobile”.
Forse è la strada per governi più stabili?
“Se si vogliono rendere più stabili gli esecutivi lo si faccia con meccanismi compatibili con l’intesa già raggiunta”.
E quali, ad esempio?
“La sfiducia costruttiva e il cancellierato modello tedesco”.
Può spiegare?
“La sfiducia costruttiva consiste nel fatto che un premier può essere sfiduciato solo se contemporaneamente è pronto il nome del suo sostituto con relativa maggioranza. Il cancellierato su modello tedesco assegna al primo ministro di proporre – sottolineo proporre – la revoca dei ministri e non solo la nomina dei ministri”.
Secondo lei, Renzi disfa la tela che ha tessuto?
“Spero di no. Se si disfa un’intesa già raggiunta per cercarne una che è impossibile trovi consensi nella maggioranza, ci si condanna a non fare nulla, a non muovere un solo passo avanti”.
Fa il gioco della destra?
“Non faccio processi alle intenzioni, ma non è una cosa concreta e corretta rispetto al lavoro svolto in un tavolo a cui ha partecipato il suo partito. Detto questo, si può aprire evidentemente alle opposizioni ma partendo dall’unità della maggioranza”.
Voi dem siete per accelerare sulla legge elettorale, così da approvarla prima del referendum confermativo sul taglio dei parlamentari il 29 marzo. Anche Italia Viva?
“Certo. Una delle cose più positive dell’ultima riunione di maggioranza sulle riforme è stata proprio che anche Italia Viva fosse d’accordo ad accelerare. Se poi ora Renzi ci dovesse spiegare che vuole l’elezione diretta del premier senza toccare la legge elettorale proporzionale, non potremmo che rispondere: una combinazione del genere non esiste in nessun paese del mondo”.
Ci sono altre riforme istituzionali indispensabili?
“Sì, dal superamento della base regionale per l’elezione del Senato alla parificazione dell’elettorato attivo e passivo a 18 e 25 anni per entrambe le Camere. In cantiere ci sono la riduzione del numero dei delegati regionali per l’elezione del presidente della Repubblica in un Parlamento con i seggi tagliati”.