Passione, e non solo…

0
89

Sono stato nei giorni scorsi a Domodossola, dove ho tenuto due incontri matematici, uno per ragazzi e uno per adulti, nell’ambito di Domosofia.
Uno dei conferenzieri era lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, che ha conversato col pubblico parlando di passione: questo era il tema del convegno.
Si è lamentato Crepet della poca passione che trova accanto a sé: i genitori a casa parlano dei problemi di gestione del bilancio familiare, gli insegnanti in questo periodo pensano più alla loro pensione che ai loro allievi. I giovani assorbono questo clima e difficilmente riusciranno ad accendere una passione in sé.
Oltre a queste considerazioni, Crepet ha sottolineato la situazione che si è venuta a creare con l’uso, smodato secondo lui, di telefonini e apparecchi simili, dove, pare, si trova la risposta e la soluzione a tutto. I telefonini mi possono esser utili se devo cercare un indirizzo, ma attualmente si passa attraverso di loro per vivere le emozioni: oggi non si va a vedere un tramonto, ma a fotografarlo. Neanche le emozioni ce le gustiamo più, ma le fermiamo su un’apparecchiatura che non potrà darmi poi la stessa emozione. Come funzionano da rallentatori emotivi, i social funzionano pure da rallentatori cognitivi: non ci permettono di capire le cose, anche quelle sulle quali diamo il nostro commento e i nostri like. Dobbiamo uscire dai social, uscire di casa, toccare la realtà con le nostre mani, e non perdere la nostra manualità, perché altrimenti non saremo più in grado di ripristinare le tante attività fisiche e mentali che da piccoli abbiamo appreso dai nostri genitori.
Ascoltando queste parole, mi è venuta in mente un’osservazione che ho fatto più volte durante le mie lezioni: i ragazzi spesso vedendo il disegno di una figura in tre dimensioni, non riescono a visualizzarla e a capire la profondità. Certo, senza aver giocato con la terra, senza esser saliti sull’altalena, come si può aver esperienza di forme e movimenti che appartengono alla vita vera?
Proprio in questi giorni mi è capitato di vedere in rete un filmato di alcune mucche che, avendo l’esperienza della profondità, mentre attraversavano la strada con la linea continua al centro, non erano abituate a qualcosa di finto, disegnato. Ecco il problema delle mucche: agendo solo con oggetti veri, non si aspettavano la linea priva di spessore, e sentivano l’istinto di saltare oltre di essa: proprio il contrario di quello che capita a tanti di noi…

Giorgio Dendi