«Patrick Zaki non sia un nuovo Giulio Regeni»

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La Flc Cgil interviene sulla vicenda di Patrick Zaki, l’attivista iscritto all’Ateneo di Bologna che, al suo rientro in Egitto, nella notte tra il 6 e 7 febbraio, viene arrestato dalle autorità egiziane ed ora si teme un nuovo caso Regeni. “Chiediamo un intervento immediato del Governo per evitare il ‘rischio di detenzione prolungata e tortura’, come denunciato da Amnesty Italia”, si legge in una nota.

Patrick George Zaki è uno studente egiziano che frequenta il master Gemma, sulle differenze di genere, dell’Università di Bologna e secondo il sito web dell’Associazione Eipr (Egyptian Initiative for Personal rights) con cui il giovane collabora attivamente “è stato picchiato, sottoposto ad elettroshock, minacciato e interrogato su diverse questioni legate al suo lavoro e al suo attivismo.”

“Non possiamo che constatare che la lotta per la democrazia in Egitto ha ancora molti passi da compiere, ma sarebbe necessario che i paesi occidentali si ponessero a tutela del rispetto dei diritti individuali e collettivi”, si legge ancora nel comunicato. “Allo Stato italiano chiediamo un intervento immediato perché non capiti a Patrick ciò che è successo a Giulio Regeni, sia data la possibilità materiale a ogni ricercatore, a ogni docente, a ogni studente di potere insegnare, fare ricerca e studiare in completa sicurezza, in Italia come all’estero perché proprio loro rappresentano il più concreto ed autentico strumento per miglioramento in senso democratico della nostra società”, dichiara Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc.

Sulla vicenda intervengono anche le associazioni studentesche. Per Federico Allegretti, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi dichiara, “è inaccettabile come ancora una volta nel regime di Al-Sisi si utilizzi la violenza per mettere a tacere le voci della ricerca e dell’attivismo per i diritti umani. Gli stessi diritti umani che lo stato autoritario continua a negare, colpendo un altro giovane ricercatore come Zaky, che ora rischia detenzione e torture, similmente a quanto accaduto a Giulio Regeni, torturato e ucciso in Egitto nel 2016”.

“Il Governo Italiano deve attivarsi immediatamente per far fronte alla situazione e pretendere verità e giustizia. Chiediamo con forza che Patrick Zaky venga liberato il prima possibile. A lui e alla famiglia va tutta la nostra solidarietà”, dichiara Enrico Gulluni, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari.

Una petizione online lanciata da Amnesty Bologna, ha già raccolto migliaia di adesioni e denuncia il fatto che le forze di sicurezza egiziane sono le stesse che nel 2016 erano coinvolte nell’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni. È un delitto che la gran parte della comunità italiana non può e non vuole dimenticare: una ragione di più per salvare Patrick Zaky.