Patrick Zaky resta in carcere

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l’arresto dello studente dell’università di Bologna, fermato al Cairo a febbraio con l’accusa di propaganda contro lo Stato, è stato prolungato di altri 45 giorni da una corte del Cairo. “Invece di migliorare la situazione peggiora di volta in volta”, dice dal Cairo Marise, la sorella minore di Patrick.

Mi associo alle parole di Marise: tutto ciò è assurdo! Patrick è in carcere da otto mesi e le accuse contro di lui non sono mai state discusse. Ma, purtroppo, secondo la legge egiziana l’arresto preventivo può essere prolungato fino a due anni. Al termine del quale, spesso, gli imputati vengono tenuti in carcere con una modifica delle accuse: cosa che fa ripartire il calcolo della carcerazione preventiva per altri 2 anni. Un sistema di “porte scorrevoli” come lo ha definito Human rights watch in un report in cui lo descriveva come il metodo scelto dal governo del presidente Abdel Fatah al Sisi per tenere sotto controllo i dissidenti.

Non è più possibile stare a guardare, ma bisogna agire diplomaticamente in maniera incisivi, come UE e come ONU. Per la salvaguardia dei diritti umani e per la tutela di tutte le persone ingiustamente incarcerate come Patrick!

Yana Ehm