PD: DAMIANO “IDENTITÀ RADICALMENTE RIFORMISTA E OPPOSIZIONE DURA SUL FALLIMENTO ECONOMICO DEL GOVERNO”

0
69
damiano

“Nicola, bisogna attaccare. Attaccare su lato della debolezza delle proposte di questo governo. Attacchiamo dove sono più deboli, sull’economia. Dobbiamo sottolineare i dati del disastro dell’economia.” È duro con il governo e la politica economica gialloverde Cesare Damiano, nel suo intervento alla #DirezionePD di oggi. Non scende sul piano delle polemiche interne ma incita il suo Partito e il segretario Nicola Zingaretti ad andare all’attacco.

“Si è partiti dal proclama dal balcone di #PalazzoChigi di una crescita al 2%. Hanno fatto una Finanziaria all’ 1,5. Sono andati in Europa e sono arrivati all’1%. È arrivata la Banca d’Italia a parlare dello 0,6%. Ora siamo allo 0,2. È un fallimento totale. È la leva che manca per far crescere l’occupazione, attacchiamoli sulla qualità del lavoro.”
Damiano elenca dati e cifre a riprova che la propaganda governativa è assai lontana dalla realtà dei fatti secondo l’ex ministro del #Lavoro. “Sono stanco di sentire che aumenta la qualità del lavoro. Ditemi come è possibile se, di fronte allo sbandierato aumento dell’occupazione, mancano all’appello, rispetto al 2008, un miliardo di ore lavorate. Questo vuol dire che se io lavoravo 8 ore, al mio posto adesso ce ne sono 2 che lavorano 4 ore ciascuno. Non è la qualità: è il part-time di costrizione, il lavoro estemporaneo, il lavoro a termine, a tempo, il lavoro a chiamata, quello che genera una situazione di distanza tra il desiderio di realizzazione dei giovani e quella che è la cruda realtà. Attacchiamoli sulla #CassaIntegrazione. Nel 2014 consumavamo un miliardo di ore di cassa integrazione: nel 2018, quando abbiamo lasciato il governo, eravamo a 200 milioni di ore, meno 80%. Nei primi 4 mesi del 2019 la CIG cresce del 12%, ma quella straordinaria del 26% e nell’ultimo mese dell’80%. Questo equivale a 130mila lavoratori a tempo pieno sono fuori dalla produzione in questi 4 mesi”.

Nel mirino di Damiano anche il #salarioMinimo, su cui il vicepremier è tornato alla carica. “Il salario minimo è un trappola mortale, non l’abbiamo ancora capito? 9 euro lordi vogliono dire uno stipendio di partenza di 1.550 euro al mese. Noi abbiamo fatto una proposta seria, la proposta Tommaso Nannicini: quella è la soluzione. Il salario di legge deve essere quello contrattato dai sindacati maggiormente rappresentativi. E finiamola di dare una rappresentazione sbagliata della contrattazione. Quando ci vengono a dire “salari da 400 euro”, ma quali sono? Il salario da 400 euro è il part-time, è quello della cooperativa spuria, quella che fa concorrenza sleale, il salario da 400 euro è l’interinale delle società “esterovestite” che applicano le regole della Romania o della Bulgaria.”
Quanto al profilo e all’ìdentità del Pd, Damiano non ha dubbi: “Io sposo l’idea di #Cacciari che ha scritto l’altro giorno: “l’estremismo, anche quello dei #Salvini, rappresenta l’inevitabile prodotto dell’assenza di un riformismo radicale”. Io sostengo la tesi che vede necessariamente un Partito Democratico la cui identità sia radicalmente riformista. Perché la radicalità è andare alla radice dei problemi senza fughe in avanti o all’indietro, senza ricorrere a un moderatismo che non esiste più. Se vince Salvini è perché la società si è radicalizzata. Il nostro partito dovrebbe avere il coraggio di fare quella che io chiamo da tempo un critica al capitalismo contemporaneo: quello che ci ha portato in questa situazione di profonda diseguaglianza sociale che, sommata all’insicurezza dei cittadini, sotto il profilo del lavoro e delle grandi migrazioni che purtroppo coinvolgono concretamente di più i ceti popolari delle periferie, ha spinto masse significative di elettori ad abbandonarci e rifugiarsi nelle braccia del sovranismo e del populismo.”