Per la Cassazione non è reato rubare animali per salvarli da maltrattamenti

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Genova – Rubare animali per salvarli da maltrattamenti non costituisce reato. La corte di Cassazione ha annullato la sentenza che aveva condannato 12 dei 13 animalisti che nell’aprile del 2012 avevano sottratto 67 cani beagle dall’allevamento “Green Hill” di Montichiari, in provincia di Brescia. La suprema corte, quinta sezione penale, ha eliminato le condanne inflitte agli animalisti – che prevedevano pene detentive tra gli 8 e i 10 mesi – dalla corte d’Appello di Brescia nel maggio 2018.

|Il dispositivo della sentenza della Cassazione, emessa ai primi di luglio e pubblicata il 2 ottobre|

I giudici hanno infatti stabiilito che il gesto degli attivisti non è equiparabile a un furto in abitazione, come era stato deciso in appello. La liberazione dei beagle non è stato un gesto premeditato e non ha portato un vantaggio agli attivisti: si è trattato di un atto compiuto per salvare gli animali dai maltrattamenti e non per impossessarsene indebitamente.

«L’uomo ha sempre manifestato verso gli animali, in quanto essere senzienti, un senso di pietà e di protezione, quando non anche di affetto. Da qui l’esistenza, in tutte le epoche storiche, di precetti giuridici, essenzialmente di natura pubblicistica, posti a salvaguardia e a tutela degli animali», si legge nelle motivazioni depositate dalla Corte.
«Se l’utilità perseguita dall’autore del furto deve essere connessa alla cosa oggetto dell’impossessamento e non all’azione in sé, non è comprensibile quale sia se si esclude vi possa essere un dolo nel liberare gli animali che sono stati sottoposti a maltrattamenti», aggiungono i giudici. Con l’annullamento della sentenza da parte della corte ora la palla passa alla corte d’Appello, che dovrà prendere una nuova decisione.