PERSINO I GRILLINI SI EVOLVONO, E LA LEGA?

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Al netto del cinismo che l’ha ispirata, delle nefaste politiche di governo che ne discenderanno e del fatto che non tutto sta andando come lui avrebbe voluto, la regia di questa crisi firmata da Matteo Renzi è stata da Oscar. L’ex premier stava per essere cancellato dalle liste elettorali del suo partito quando è balzato fuori dalla tenda e in un colpo solo ha coronato non uno ma sette obiettivi strategici. Il primo è che, allungando la vita della legislatura, ha guadagnato tempo. Ha poi esautorato il suo successore alla guida del Pd, ha portato il Pd al governo, si è accreditato come il principale antagonista del mostro Salvini, è stato il primo a sconfiggere il Mostro, ha “normalizzato” i 5stelle, ha creato le premesse per un’alleanza strategica tra il suo partito, fino a ieri isolato, e il Movimento di Grillo e Casaleggio. Come D’Alema, meglio di D’Alema.
C’è chi dice che per i grillini sarà la morte politica, è possibile sia la loro rinascita. O meglio: il loro passaggio all’età adulta. Prima o poi, dovevano liberarsi di quell’assurdo armamentario ideologico che costituiva la loro identità iniziale ma che, isolandoli dalla realtà e da ogni possibile alleato, rappresentava il loro principale limite politico. Rousseau a parte, sono ormai in campo come gli altri. Dando vita al governo col Pd passeranno dalla demagogia alla politica: non sarà una fine, sarà un inizio.
È facile prevedere il disastro, ma se i partiti che comporranno la maggioranza più di sinistra della storia repubblicana riuscissero per miracolo a dare un senso politico al loro governare sarebbero naturalmente tesi a stringere un’alleanza dando vita ad una coalizione che a noi fa orrore ma che a molti potrebbe piacere. Non è sicuro che accada, in ogni caso da quelle parti la politica è in movimento. È in movimento perché uno dei due partiti antisistema ha deciso di passare da un fiero isolamento ad un pieno protagonismo politico. Nulla del genere sta accadendo nella nostra metà campo, dove Salvini (più che la Lega) persevera nell’errore di rifiutare alleanze. Non tempera, ma esalta i propri tic populisti, condannando il suo partito al velleitarismo e spianando di conseguenza la strada alle sinistre. Una colpa grave: o Salvini cambia registro o bisognerà pensare a politiche alternative in difesa dei valori di centrodestra da lui, evidentemente, ignorati.