PIAZZA TIENANMEN 30 DOPO

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Ricorre in questi giorni il trentesimo anniversario dei fatti di piazza Tienanmen, proprio in un momento molto particolare delle relazioni diplomatiche ed economiche tra Cina e Stati Uniti e inevitabilmente quegli eventi oggi hanno un valore simbolico maggiore.

Il 4 maggio del 1989, dopo alcune settimane di protesta, l’esercito cinese irrompe nella piazza simbolo della nascita della Repubblica popolare cinese, per sgomberare migliaia di studenti che protestano per un cambio di regime, sulla scia di quanto avviene in altri paesi comunisti.

A differenza di altre proteste però, questa volta le manifestazioni pacifiche generano in violenza, l’esercito apre il fuoco uccidendo centinaia di persone e ferendone migliaia.

In occidente i fatti di piazza Tienanmen sono ricordati come un moto per la democrazia in un regime comunista, mentre in Cina, ancora oggi è vietato parlarne a causa della censura del regime cinese.

Sicuramente rimane un momento buio della storia della Cina, che dobbiamo continuare a ricordare perché il cambiamento e la democrazia possano permeare qualsiasi stato e liberare i cittadini dai regimi totalitari che si oppongo alla libera espressione del pensiero.

Con Tienanmen la Cina perde la possibilità di avere una nuova classe politica, lontana dagli ideali comunisti e vicina all’occidente, che purtroppo non ha avuto il tempo di conquistare il cuore del popolo cinese.

Oggi resta nell’iconografia storica e politica l’immagine del ragazzo che ferma i carri armati, testimonianza di una repressione mai riconosciuta dal regime cinese, e che oggi enfatizza i limiti di un paese che deve ancora dimostrare di essere cambiato veramente.

Stefano Lucidi

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