#Pisa: AMAZON E’ UN COLOSSO DELLO SFRUTTAMENTO, ALTRO CHE TAPPETO ROSSO DEL SINDACO CONTI

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Il sindaco di Pisa Michele Conti si è recato ieri a Montacchiello per stendere un bel tappetto rosso ad Amazon, il colosso mondiale dell’e-commerce, in vista della prossima apertura di un deposito nella zona. Alcuni lavori sono già cominciati: l’area interessata, di proprietà della Forti Holding, è di circa 30 mila metri quadrati, un’area quindi molto vasta per un magazzino il cui bacino di utenza, comprendente le province di Pisa, Livorno, Lucca, Massa, La Spezia e la zona di Empoli, è calcolato intorno a 2,5 milioni di persone.

Nei fatti, in una area in cui sono presenti migliaia di metri cubi abbandonati e vuoti, anche a causa della crisi, si costruisce, senza mai aver fatto un monitoraggio di quanto non è utilizzato, un nuovo mega scatolone alla faccia del consumo di suolo e della sostenibilità ambientale.

L’apertura sarebbe prevista nel prossimo autunno e le assunzioni sarebbero 200. Ma di quale tipo di lavoro parliamo? Non possiamo tacere e sorvolare – così come invece ha voluto fare il sindaco Conti parlando invece di motore di sviluppo – sul modello di organizzazione del lavoro che Amazon ha sdoganato in tutto il mondo.

Un’organizzazione del lavoro fatta di ritmi stressanti e di un controllo giornaliero costante. In nome della produttività e del profitto, le persone che vi lavorano si trovano, ogni giorno, a smistare 15/20 mila pacchi e a percorrere dai 10 ai 20 chilometri, in spazi grandi fino a 12 campi di calcio. Costretti a non parlare con nessuno durante l’orario di lavoro e a giustificarsi se vanno in bagno più di una volta nello stesso turno. Il tutto costantemente monitorato dal “Grande Fratello” aziendale: chi fa i pacchi è monitorato perché loggato a un computer, mentre chi va a prenderli usa uno scanner su cui si registra con il suo nome. Insomma, è come avere al polso un braccialetto elettronico. Ma del resto i manager devono poter calcolare con precisione i tempi di lavoro, perché se non si ha il “passo Amazon” si viene immediatamente affiancati da un responsabile che detta i tempi corretti per rientrare negli standard.

E’ bene quindi essere chiari: l’organizzazione del lavoro dentro Amazon, basata sullo sfruttamento di lavoratori e lavoratrici, a cui vengono sottratti anche i diritti più elementari, a fronte di profitti che nel quarto trimestre del 2019, sono saliti dell’8%, raggiungendo 3,27 miliardi di dollari – anche grazie alla possibilità ex lege di pagare per imposte meno del 3% dei ricavi allo Stato italiano -, è l’esempio più noto e lampante di quel modello. Un modello dannoso anche per il nostro pianeta, in piena emergenza climatica: ogni pacchetto viene trasportato fino a destinazione da un furgone che brucia combustibili fossili.

Un modello che non può dunque non avere ripercussioni negative sull’economia locale e pertanto il Comune di Pisa non può fare finta di niente e non valutare questi aspetti, quando un colosso come Amazon prova ad insediarsi all’interno del territorio comunale.

Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista Pisa – Pisa Possibile – Comitato ‘Gli Spettinati’