Pittella: Dal nuovo Codice delle comunicazioni elettroniche una risposta europea

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Entro il 21 dicembre 2020 gli Stati membri dell’Unione europea sono tenuti a recepire la direttiva 2018/1972 che ha istituito il nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche e a ciò si sta procedendo con la legge di delegazione europea di cui sono relatore in Senato.

In tale contesto la Commissione affari europei sta tenendo l’audizione dei principali portatori di interesse. Si tratta di un provvedimento che ha una portata assai innovativa rispetto al passato e che ha un’attualità davvero straordinaria dati i tempi che viviamo.

Innovativa perché, al contrario che nel passato, non ha a oggetto la mera tutela della concorrenza ma persegue una vera e propria politica industriale, in materia di telecomunicazioni.

Attuale perché l’obiettivo di sviluppo di connettività mediante reti ad altissima capacità, integralmente in fibra ottica, garantisce accessi con prestazioni elevate anche in caso di alto livello di utilizzo contemporaneo e in condizioni meteorologiche avverse e, in tempi di coronavirus e dunque di incremento di smart working e lavoro a distanza, questa finalità appare davvero coerente e apprezzabile.

Una direttiva che punta tutto sullo sviluppo, sulla crescita, sugli investimenti pubblici e privati, in ogni caso attribuendo allo stato un ruolo di particolare peso.

La proposta di legge in questione affida all’AGCOM il ruolo essenziale di sorveglianza e apre le porte ad un lavoro urgente e indispensabile di mappatura geografica delle reti, di predisposizione della migrazione delle infrastrutture preesistenti e, soprattutto, di realizzazione della necessaria premessa a una comunicazione elettronica efficace: l’universalità del servizio.

È proprio quest’ultimo punto quello più foriero di interesse. Si tratta di un diritto universale di accesso alle comunicazioni elettroniche, un diritto che non può lasciare scoperto alcun territorio né alcuna categoria di disagio ma che, per essere concreto, dovrà essere definito nelle sue specifiche caratteristiche.

Per questo il lavoro che ci aspetta in Commissione è davvero importante: ciascuno stato membro deve prevedere che il servizio sia omogeneo geograficamente, a un prezzo abbordabile e conti su un adeguato accesso alla banda larga ultraveloce. E che si svolga rafforzando i requisiti di sicurezza, inclusa crittografia.

In Italia non è mai stata definita una velocità minima da garantire, ci sono ritardi e differenze tra i territori. Perché si risponda adeguatamente a questi e altri quesiti, la conclusione in tempi rapidi di una mappatura dell’esistente è davvero essenziale.

Passare a una società realmente cablata e interconnessa renderà l’Italia e l’Europa più competitive e la nostra società più giusta, più veloce ed efficiente e anche più capace di non fermare tutto quando eventi straordinari, come quelli di questi mesi, impongano un distanziamento e il lavoro a distanza.