Politiche integrazione: comunità rom, istituire cabina di regia regionale

0
72

la Giunta regionale è impegnata, nel rispetto dell’articolo 118 della Costituzione, ad istituire una cabina di regia regionale sulle politiche di gestione e integrazione delle comunità rom presenti sul territorio toscano, coinvolgendo Prefetture e Comuni interessati, perché venga favorita l’inclusione sociale e garantito il rispetto dei doveri, della legalità e della dignità umana, a partire dall’accesso a educazione e istruzione per i minori.

È quanto prevede la mozione approvata a maggioranza – contrari Lega e Forza Italia – dal Consiglio regionale, prima firmataria Alessandra Nardini (Pd) insieme ad Andrea Pieroni (Pd), Serena Spinelli (Art.1 –Mdp) e Paolo Sarti (Sì Toscana a Sinistra). Il testo, illustrato dalla consigliera Nardini, prende le mosse dallo sgombero del campo nomadi di Navacchio, nel comune di Cascina (Pi), il 17 dicembre 2018, che ha interessato circa 40 rom – di cui 25 minori già inseriti nelle scuole del territorio – destinatari di un sussidio una tantum di 500 euro a persona per nucleo familiare da parte dell’amministrazione comunale. “Non mancarono ovviamente le foto gioiose della sindaca Ceccardi sulle macerie, accanto alla ruspa, in una grottesca manifestazione di propaganda sotto le quali rimanevano intatte le criticità”, ha detto Nardini.

La decisione di sgombero, si legge nella mozione, non fu concordata con gli enti locali. La singola iniziativa di un’amministrazione, si legge, non risolve problemi che dovrebbero essere gestiti con il coinvolgimento di una serie di soggetti interessati tra cui “il garante per l’infanzia, l’ufficio scolastico regionale e i servizi socio-sanitari, le parti sociali, i soggetti del terzo settore e gli ulteriori soggetti potenzialmente interessati”. Nardini ha ricordato “con orgoglio che la Regione Toscana da sempre si è contraddistinta per aver perseguito un modello di società solidale, nella quale si garantiscono pari dignità, diritti e doveri a tutti i cittadini”.

Monica Pecori (gruppo Misto), ha chiesto di sottoscrivere la mozione di cui condivide i valori, mentre non condivide “assolutamente le ruspe e la cultura della ricerca del nemico”, un’affermazione riferita anche “a chi rinnega l’inclusione a tutto tondo”. “Bisognerebbe ricordare – ha aggiunto – che le ruspe si usano su macerie che sono prima di tutto culturali”. La consigliera, ricordando che “siamo tutti nomadi, proveniamo dall’Africa e nei secoli ci siamo spostati”, ha invitato a prendere esempio da altri paesi in Europa, quali la Spagna e Svezia, dove “non sono stati creati ghetti”.

Jacopo Alberti (Lega) ha chiesto innanzitutto come mai la mozione non fosse rinviata in commissione, visto il riferimento nel titolo “alle famiglie e i minori sgomberati dal Comune di Cascina”, e cioè a “una questione prettamente locale e non di interesse regionale”. Ha quindi affermato di non condividere “l’impostazione ideologica”, invitando però la maggioranza “a scriverne una insieme”, visto che su alcuni aspetti anche la Lega sarebbe stata d’accordo.

Per Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra) il testo di riferisce a questioni “relative alla Regione Toscana nel suo insieme”, e quindi “propone una soluzione di tipo generale”. “La mozione è da discutersi in aula e chiedo di poterla firmare”, ha concluso.

La capogruppo della Lega, Elisa Montemagni, ha fatto presente di aver avanzato la richiesta di rinvio in commissione nei lavori preparatori all’aula, richiesta non accolta perché, ha riferito, le fu risposto che la mozione pone questioni di “caratura regionale”. “Ma poi in aula si discute della sindaca di Cascina, Ceccardi – ha continuato – Posso essere d’accordo sulla cabina di regia, ma non sulla strumentalizzazione di temi che sono delicati. Lì ci sono campi che sono stati sgomberati perchè ci sono bambini che non possono stare nello sporco”.
La consigliera si è quindi rivolta ai banchi di maggioranza: “Non è la prima volta che si viene qui per attaccare persone assenti: attaccate le persone continuamente e non parlate di politica”. “È inaccettabile, voi strumentalizzate”, ha rimarcato, citando il fatto che non si è accettato di riscrivere un testo che potesse trovare la condivisione di tutti.

“La mozione è stata presentata sei mesi fa”, ha precisato Antonio Mazzeo (Pd) e comunque “non c’è nessuna volontà di attaccare nessuno, ma solo di segnalare che governare così non funziona, non è il modo civile di convivere nella nostra Regione. Non si può spostare persone di qualunque genere, colore e razza, da una parte all’altra solo per continuare a fare slogan e campagna elettorale continua”.

Serena Spinelli (Art.1-Mdp) ha affermato che il tema delle popolazioni rom e sinti “da sempre” agita gli animi e così continuerà ad essere. Il fatto vero è che “difendere queste popolazioni non porta consenso, è una battaglia che si fa sulla valutazione etica e morale”. La consigliera ha precisato che la mozione al voto prende avvio da “un evento (lo sgombero di Navacchio, ndr) che non è il primo e non è stato solamente strumento di sindaci di destra”. Spinelli ha criticato anche alcune azioni “con le ruspe” fatte a Firenze: “Il sindaco non mi è piaciuto”, ha detto. “È un tema complessissimo”, ha continuato, ricordando all’aula che c’è bisogno di lavoro e di conoscenza: “L’ultima relazione che ho ritrovato risale al 2007; non ho ritrovato relazioni più recenti su come sia la situazione, sulle politiche che abbiamo fatto per l’integrazione delle popolazioni di rom e sinti”. “Ritornare a occuparsi” di questi temi “in maniera non strumentale, ma mettendo al centro i diritti delle persone, è una cosa importante. Per questo la mozione ha un valore”.

Voto contrario per una mozione “ideologica e strumentale” è stato infine espresso da Jacopo Alberti (Lega), che ha preannunciato la presentazione in aula nelle prossime settimane della legge su “Tolleranza zero”. “Noi siamo per chiudere i campi rom”, ha detto. Il consigliere ha citato i costi sostenuti dalla collettività, “186mila euro dal Comune e 32mila dalla Regione per il campo di Navacchio; 620mila per quello di Coltano”. Accanto alle spese, “tolleranza zero significa anche che non possiamo tollerare che ci siano persone che vivono in queste condizioni”. Giacomo Giannarelli (M5S), ha proposto di togliere il riferimento al caso specifico di Cascina dal titolo della mozione, soluzione accettata da Nardini. La mozione è stata così votata. (con la collaborazione dell’Ufficio stampa, 29 maggio 2019)