“Ponte Morandi rischia di crollare”, la conferma in un report del 2014

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GENOVA – Nel registro digitale di Atlantia è stato trovato un documento che svela il rischio crollo per il ponte Morandi. Finora i dirigenti di Autostrade per l’Italia hanno dichiarato ai magistrati che per il viadotto nessun report di Spea (società delegata al monitoraggio della rete autostradale) aveva messo in allarme per il pericolo di crollo.

Il report è stato sequestrato dalla Guardia di finanza. Quel “documento di programmazione del rischio”, stilato dall’Ufficio rischio di Autostrade è passato dai vari consigli di amministrazione sia di Aspi che di Atlantia. Dal 2014 al 2016 per il Morandi si parla di “rischio crollo”, dal 2017 la dicitura diventa “rischio perdita stabilità”.

Secondo fonti di Atlantia e Autostrade, l’attestato viene presentato ai Cda per informare gli azionisti e per programmare gli interventi, ma anche per chiedere consulenze tecniche a ditte esterne: nell’autunno del 2017 il Cesi segnalò criticità sugli stralli corrosi e suggerì controlli trimestrali mirati, applicazione di sensori: indicazioni disattese secondo l’indagine.

I magistrati che indagano sul crollo del viadotto, avvenuto il 14 agosto del 2018 causando 43 vittime, vogliono capire perche’ il progetto di consolidamento del Ponte (retroffiting) soltanto nel febbraio del 2018 sia stato sottoposto alla valutazione del provveditorato delle opere pubbliche e nel giugno sia giunto al Mit nonostante il “rischio crollo” fosse stato gia’ certificato quattro anni prima. I lavori sarebbero dovuti iniziare nell’autunno del 2018.

Magistrati e investigatori chiedono ai 73 indagati di omicidio e disastro colposo plurimi come mai da una parte il Ponte veniva classificato con voto inferiore a 50 (oltre questo livello si applicano misure di limitazione al traffico o chiusure), quindi con rischio basso. Le intercettazoni agli atti dell’inchiesta evidenziano che i monitoraggi di Spea fossero edulcorati per evitare limitazioni e per risparmiare sugli interventi. C’è un altro dato che fa riflettere gli investigatori: dal 2014 in poi le polizze assicurative sul viadotto genovese erano aumentate notevolmente.

LA NOTA DI AUTOSTRADE – Autostrade per l’Italia “precisa che come ogni altra grande società dispone di una procedura strutturata di gestione preventiva del rischio, nella quale vengono individuati e valutati i potenziali rischi a cui è soggetta la società. Diversamente dall’interpretazione fornita dall’articolo la società non è quindi in alcun modo disponibile ad accettare rischi operativi sulle infrastrutture. Di conseguenza, l’indirizzo del Cda alle strutture operative e’ di presidiare e gestire sempre tale tipologia di rischio con il massimo rigore, adottando ogni opportuna cautela preventiva. Il Cda di Autostrade per l’Italia definisce a inizio anno la propensione al rischio tollerabile per ogni area aziendale e a fine anno recepisce dal risk officer l’avvenuto rispetto da parte dei dirigenti responsabili, che devono mettere in atto ogni azione preventiva per la gestione di ogni specifico rischio delle linee guida individuate. Per quanto riguarda l’area dei rischi operativi, nella quale rientrava anche la scheda del Ponte Morandi, il Cda di Autostrade per l’Italia ha sempre espresso l’indirizzo di mantenere la propensione di rischio al livello più basso possibile”, ha scritto Autostrade. Sarà compito della magistratura valutare comunque le effettive responsabilità sul crollo di Ponte Morandi che ha causato 43 vittime il 14 agosto 2018 e i vari livelli di ‘propensione al rischio’ in capo alle società del gruppo Atlantia di cui Autostrade e Spea fanno parte.