PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA, TUNNEL SOTTOMARINO O …TRAGHETTI ADEGUATI?

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Oggi anche il ministro Giovannini in un’intervista torna a parlare del ponte sullo stretto di Messina, un’opera, a nostro giudizio, assolutamente inattuabile per i suoi costi ma soprattutto per le caratteristiche geomorfologiche del territorio su cui andrebbe a insistere. Si dimentica infatti troppo spesso che quell’area è interessata da faglie attive e da sismicità elevata per il ponte a campata unica più lungo del mondo mai realizzato finora. La messa in opera di pilastri a oltre 100 metri di profondità, sarebbe sconsigliata anche per la presenza di importanti frane sottomarine. Stamane ho inviato il seguente comunicato stampa, pubblicato da tutte le agenzie 👇
Ponte Stretto: Coltorti (M5S), meglio ammodernare traghetti – “Con l’arrivo dei fondi del Recovery, e con l’avvio delle grandi opere, si è recentemente riaperto il dibattito sul ponte sullo Stretto di Messina, per la cui progettazione sono stati già spesi centinaia di milioni senza che si riuscisse a concretizzare nulla. Ma spesso si dimentica che quell’area è interessata da faglie attive e da importanti frane sottomarine: si tratterebbe di un substrato estremamente instabile su cui porre i pilastri del ponte a campata unica più lungo del mondo” Lo afferma Mauro Coltorti (M5S), presidente della Commissione Lavori pubblici e Infrastrutture del Senato e docente di geologia. “Anche il ministro Giovannini sostiene che l’opera richiede un’attenta valutazione e che non avrebbe senso se non si interviene prima sulle infrastrutture esistenti”, prosegue il senatore del Movimento 5 Stelle. “Una “greppia” che darà nuovamente denaro pubblico a società che con estrema probabilità non completeranno mai le opere. Purtroppo non si impara mai dagli errori passati e in tutti questi anni è mancato l’ammodernamento dell’uso dei traghetti e il caricamento dei treni, traghetti che se rivisitati potrebbero svolgere l’attraversamento in tempi relativamente ridotti, con più frequenze e con costi estremamente contenuti. Si potrebbe in questo modo evitare di realizzare un’opera dalla dubbia fattibilità investendo invece sull’implementazione delle infrastrutture esistenti per colmare il gap endemico che taglia fuori il Sud dal resto del Paese”, conclude Coltorti.