Prima del reddito di cittadinanza e di quota 100, proviamo ad abbattere tutti e quattro questi totem

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– patrimoniale sulle grandi ricchezze,
– lotta seria all’evasione fiscale,
– riforma del mercato del lavoro contro la precarietà,
– riforma del Jobs Act.

Italia Viva parla di totem da abbattere e chiede di cancellare il reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni.
Non mi sembrano buone idee per il governo, né per il Paese, né per larghi strati popolari; anche se i due provvedimenti hanno molte storture e vizi di origine populistici e elettoralistici.
Disattendere l’aspettativa della pensione per migliaia di lavoratori sarebbe un’ingiustizia e un’altro colpo alla credibilità della sinistra e delle istituzioni stesse. Quota 100 finirà infatti da sola a fine 2021.
Togliere il reddito di cittadinanza, che deve essere riformato per colpire davvero la povertà e renderlo più equo e legato alla formazione e al lavoro, sarebbe un atto cinico che farebbe precipitare nell’indigenza migliaia e migliaia di famiglie povere.
Ha fatto bene Conte a far sapere che non è intenzione del governo procedere in quella direzione.

Tuttavia, ciò che colpisce è il fatto che, ogni volta che si cerchi di fare cassa, anche per nobili motivi come gli investimenti e lo stato sociale, si pensi subito e soltanto a provvedimenti che riguardano i lavoratori, i pensionati e la povera gente in genere.
Landini, segretario della CGIL, aveva proposto una patrimoniale applicabile solo ai titolari di patrimonio di valore sufficientemente elevato da consentire, da un lato, che i contribuenti stessi abbiano un reddito disponibile sufficiente a pagarla e, dall’altro lato, che l’imposta aumenti decisamente la capacità redistributiva del sistema fiscale nel suo complesso.
L’imposta, secondo alcuni calcoli, colpirebbe solo il 5% della popolazione più ricca e poco più di un milione di famiglie su un totale di circa 26 milioni di nuclei familiari, e potrebbe generare un reddito di 6 miliardi. A cui aggiungere i risultati di una lotta seria e senza indugi all’evasione fiscale.
È stato lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a denunciare “l’indecenza” dell’evasione fiscale in Italia che sottrae all’erario decine e decine di miliardi.

Infine, io penso che il PD dovrebbe imporre alla discussione la riforma del mercato del lavoro e del jobs act, tanto caro a Renzi.
L’OCSE, infatti, dice dell’Italia, che “Le imprese tendono ancora ad assumere lavoratori giovani e inesperti solo attraverso contratti a tempo determinato. La quota di nuovi assunti con tale contratto è pari al 70%, una delle più elevate tra i paesi Ocse”. È l’immagine di un Paese dominato dalla precarietà e dalla svalutazione del lavoro.
A cui si è aggiunto il Jobs Act che non ha sostuito, come all’inizio si dichiarava, le altre forme precarie di ingresso nel mondo del lavoro, e alla fine ha reso possibili i licenziamenti illegittimi e ridotto quindi ulteriormente le tutele del lavoro.

Io penso che di questi temi dovrebbe discutere il PD, nel quadro di una concertazione, di un patto per lo sviluppo tra tutte le forze sociali, che lo stesso Landini ha proposto.