Prima la pandemia, poi la carestia!

0
74
poverta

Sono più di 3 milioni gli italiani che per colpa della pandemia rischiano di finire in una condizione di povertà. Diversi istituti stanno cercando di misurare l’impatto drammatico del Covid sul reddito delle persone, non c’è una stima univoca, ma almeno un milione e mezzo di famiglie potrebbe essere travolto dall’impatto della crisi, nonostante l’intervento del governo che finora ha stanziato oltre 100 miliardi di euro.

I più colpiti dagli effetti economici del virus sono giovani precari rimasti senza contratto, donne con carriere discontinue che fanno fatica a conciliare i tempi di vita e di lavoro, immigrati, working poor. Tutte categorie che statisticamente appartengono a un’area di povertà relativa, un gradino sopra la miseria.

Ma soffrono anche commercianti, baristi, ristoratori, partite Iva e maestranze del mondo della cultura. Così come i 6 milioni e mezzo di lavoratori che hanno preso l’assegno di cassa integrazione o i 4 milioni che hanno percepito un bonus. Il rapporto Censis-Confcooperative parla di 2 milioni di famiglie che, a causa delle restrizioni imposte per abbattere la curva dei contagi, si trovano sul baratro della povertà assoluta, cittadini che magari vivevano situazioni di fragilità già in fase pre-Covid, con stipendi bassi e lavori in nero, soprattutto al Sud. C’è pure una bella fetta della classe media che sembra in ginocchio.

L’analisi sviluppata dalla collaborazione Unipol-Ambrosetti immagina uno scivolamento di un milione e mezzo di famiglie della piccola borghesia (il 10% del totale) verso l’indigenza. Secondo la Banca d’Italia sono aumentate di 12 punti percentuali le famiglie italiane che dichiarano di non riuscire ad arrivare alla fine del mese: se prima della pandemia erano il 46%, adesso si attestano al 58%.

Questo significa che circa 6 nuclei su 10 ritengono di essere in maggiore difficoltà a seguito dell’emergenza sanitaria. Tra gli interrogativi sul futuro aleggia lo spettro delle spese impreviste.

Il 30% delle famiglie interpellate in una ricerca di Palazzo Koch ha difficoltà ad affrontare un pagamento improvviso di duemila euro, come ad esempio la riparazione dell’auto o una fattura medica. I dati dei centri di ascolto Caritas vanno proprio in questa direzione. Analizzando il periodo maggio-settembre del 2019 e confrontandolo con lo stesso frangente del 2020 emerge che da un anno all’altro l’incidenza dei nuovi poveri è passata dal 31 al 45%: quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta.

In ben 136 diocesi sono stati attivati fondi dedicati a piccoli commercianti e lavoratori autonomi, utili a sostenere i pagamenti più urgenti (affitto degli immobili, rate del mutuo, bollette). In Italia ci sono 300 mila tra ristoranti e bar che secondo il barometro del terzo trimestre scontano un calo del fatturato del 64%: rosso che pesa sulle tasche di un milione e duecento mila dipendenti del settore. L’ultimo Decreto Ristori affida altri 400 milioni di euro ai Comuni per gli aiuti alimentari, “buoni spesa” che a marzo, nel corso della prima ondata del coronavirus, i sindaci distribuirono a quasi 4 milioni e mezzo di cittadini.

Lo scenario sociale su cui si muove la crisi economica legata alla pandemia è caratterizzato da una ristrettezza diffusa su tutto il Paese. I dati Istat del 2019 fotografano una condizione di povertà assoluta per 1, 7 milioni di famiglie e coinvolge 4, 6 milioni di individui.

Numeri pesanti ma in calo rispetto al passato, mentre in prospettiva ci si attende un’impennata che toccherà anche i minori. Save the children stima che i bambini poveri, che oggi sono un milione,   raddoppieranno.                                                                                                                                      LUCA MONTICELLI